fairy love by cyn balog

autore:cyn balog [balog, cyn]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: fantasy
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

24

In questo momento sono seduta sul portico davanti casa, al buio, aspetto Cam. In una pianta di rose c'è un grillo appena nato, di cui riesco a scorgere le ali piccole e bagnate che scintillano alla luce del lampione. Mi chiedo se è così che si sente Cameron, adesso che fatica a fare i conti con le parti nuove e sconosciute del suo corpo.

Dopo che Pip se n'è andato, ho provato a prendere sonno, illudendomi che fosse facile, dato che l'antidolorifico mi aveva dato una tale tramortita da non reggermi neanche in piedi. Invece, stimolata da quello che mi ha detto Pip, la mia mente ha cominciato a galoppare, mettendo insieme le tessere di un mosaico, facendole combaciare perfettamente, finché non mi sono alzata come un fulmine dal letto, dimentica del dolore al braccio, e ho telefonato a Cam per dargli appuntamento davanti casa, immediatamente.

È possibile.

Sento il cigolio della porta a zanzariera e mi rendo conto che presa dall'euforia mi sono dimenticata di darmi una sistemata. Mi do una lisciata ai capelli e mi pulisco le tracce di dentifricio rimaste agli angoli della bocca.

— Ehi, Boo — dice Cam, sbucando dai cespugli. Ha metà dei capelli, quelli che appoggiano sul cuscino, tutti dritti; sembrano i denti di un pettine. Ha il viso gonfio e le borse sotto gli occhi, che però non sono tanto diverse da quella porcheria nera che si mette prima di ogni partita. Mi guarda il braccio. — Accidenti. Pip mi ha raccontato tutto.

Si china per darmi un bacio, ma lo freno e dico subito: — Allora, hai parlato con lui?

Sorpreso, batte le palpebre. — Un po'. Perché? Cos'è questa storia?

Indico con la testa il garage e sussurro: — Mi sa che mio padre è ancora in piedi. Facciamo due passi?

Annuisce e a voce alta risponde: — Okay, facciamo due passi, così mi racconti tutto quello che mi sono perso alla riunione di... oh, al diavolo. Scusi, signor Sparks.

Un istante dopo si sente il rumore di qualcosa che si muove, del metallo sul metallo, e di passi strascicati. Ma io sono concentrata su Cam. Anche se è un pessimo bugiardo, di solito non resta mai a corto di parole. Non così. Mentre mio padre ansimando sale le scale dentro casa con quel briciolo di dignità che gli rimane, dico: — Le cose vanno male?

— Tu che pensi? — Mi prende con entrambe le mani e mi fa scendere dalla veranda.

Infilo i piedi nelle infradito e resto immobile davanti a lui. Sporgo il mento, mi alzo sulla punta dei piedi. —Hai...

— Perso qualche centimetro. Lo so. Non è la sola cosa. — Si volta e si solleva la maglietta; in quel piccolo spiraglio di luce vedo che sulle bende ci sono degli strappi, dai quali spuntano delle squame verdastri e venate di nero. Cerco di soffocare il raccapriccio, ma non hanno affatto un'aria soffice o carina, come dovrebbero essere invece le parti di una fata. Sembrano le ali di una mosca gigantesca. E l'escrescenza sulla schiena è diventata il doppio di quello che era.

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