Figli di sangue e ossa (Italian Edition) by Tomi Adeyemi

Figli di sangue e ossa (Italian Edition) by Tomi Adeyemi

autore:Tomi Adeyemi [Adeyemi, Tomi]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B07HQ2BR9Z
editore: Rizzoli
pubblicato: 2018-10-02T00:00:00+00:00


CAPITOLO TRENTAQUATTRO

AMARI

PASSANO ORE prima che i festeggiamenti finiscano, anche se non capisco come si possa aver voglia di festeggiare. Uno spreco di vite che fa orrore, di cui una strappata per mano mia.

Tzain cerca di proteggerci dalla folla, ma nemmeno lui è in grado di vincere la forza degli spettatori mentre usciamo dall’arena. Ci fanno sfilare per le strade di Ibeji, creando dei titoli per commemorare l’occasione. Zélie si trasforma nella “Immortale”, mentre Tzain domina nei panni del “Comandante”. Al mio passaggio, gli spettatori gridano il nome più assurdo di tutti. Rabbrividisco quando echeggia per l’ennesima volta: “Leonera!”.

Vorrei dir loro a gran voce che si sbagliano, sostituire “leonera” con un titolo più adatto come “codarda” o “impostora”. Non c’è nessuna ferocia dietro i miei occhi, nessuna bestia pericolosa nascosta dentro di me. Il nome non è altro che una menzogna, ma a nessuno degli spettatori, galvanizzati dall’alcol, importa. Hanno solo bisogno di qualcosa da gridare. Qualcosa da elogiare.

Quando arriviamo nei pressi dell’ahéré che abbiamo affittato, Tzain finalmente ci libera. Sotto la sua guida, entriamo nella capanna di argilla e ci laviamo di dosso il sangue a turno.

Mentre l’acqua fredda mi scorre addosso, mi sfrego con forza nel disperato tentativo di cancellare dalle membra ogni traccia di quell’inferno. Quando l’acqua si fa rossa, penso al capitano che ho ucciso. Oh cielo…

C’era davvero tanto sangue.

È colato dal caffettano blu che gli aderiva alla pelle, mi è penetrato nelle suole di cuoio, mi ha chiazzato l’orlo dei pantaloni. Nei suoi ultimi istanti di vita, il capitano si è infilato una mano tremante in tasca. Non so cosa intendesse afferrare. Prima di poterla recuperare, la sua mano si è inflaccidita.

Chiudo gli occhi e affondo le unghie nei palmi, emettendo un sospiro profondo e tremante. Non so cosa mi disturbi di più: se il fatto di averlo ucciso oppure la prospettiva di poter uccidere nuovamente.

Colpisci, Amari. Il sibilo di mio padre mi risuona negli orecchi.

Lo scaccio dalla mente, lavando via dalla pelle quel che resta del sangue dell’arena.

Tornata dentro l’ahéré, la pietra del sole luccica nello zaino di Zélie, illuminando la pergamena e il pugnale d’osso di sfumature rosse e giallo girasole. Un giorno fa faticavo a credere che avessimo tra le mani due degli oggetti sacri, e ora eccoli tutti e tre. A dodici giorni dal solstizio secolare, possiamo raggiungere l’isola sacra e avere ancora un po’ di tempo a disposizione. Zélie può compiere il rito. La magia tornerà.

Sorrido tra me, immaginandomi le luci scintillanti uscite dalla mano di Binta. Non troncate dalla spada di mio padre, bensì eterne. Una scena meravigliosa a cui potrei assistere ogni giorno.

Se ce la facciamo, Binta sarà morta per qualcosa. In un modo o nell’altro la luce di Binta si propagherà in tutta Orïsha. La ferita che ha lasciato nel mio cuore un giorno forse guarirà.

«Ci credi?» mi sussurra Tzain dalla soglia.

«Più o meno.» Gli rivolgo un timido sorriso. «Sono contenta che sia tutto finito.»

«Ho sentito dire che sono in grave difficoltà. Senza i soldi della posta, non possono permettersi di corrompere i guardiani delle scorte per avere altri braccianti.



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