GENERAZIONE H by Maria Rita Parsi

GENERAZIONE H by Maria Rita Parsi

autore:Maria Rita Parsi [Parsi, Maria Rita]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858518311
editore: Piemme
pubblicato: 2017-11-29T16:00:00+00:00


Ripensandoci ora, proprio io gli avevo parlato, seppur brevemente, del mio amore per la Dickinson. Così, quella sera rimasi veramente estasiata!

Mi toccò il cuore e mi sentii stringere lo stomaco. “Sfarfallavo”, come si dice in gergo. E provai un’attrazione incredibile per lui.

Era come se fosse davanti a me.

Gli dissi che ero molto emozionata. E fu un grave errore perché, proprio a quel punto, lui cominciò a chiedermi cosa avessi indosso quella sera. Se avessi i pantaloncini o la vestaglia (era d’autunno) e, quando gli risposi che ero in tuta, iniziò a chiedermi qualcosa di particolare.

«Perché non ti tocchi un poco?» mi disse.

Io ho obbedito, subito, perché mi sentivo catturata dal suo desiderio. Mi toccai quella sera e tante altre sere ancora. E, poi, lui mi chiese di farlo venire.

Nel giro di qualche settimana, infine, quel rapporto era diventato così intenso e morboso da assorbire gran parte della mia giornata.

Da Facebook passavamo a Whatsapp e, poi, acconsentii a usare anche Skype.

Ormai poteva chiedere qualsiasi cosa. Ero a sua completa disposizione.

Mi contattava sui social o su Skype (di notte… con le cuffie) quando voleva raggiungere l’orgasmo. E, subito dopo, se ne andava. Poteva capitare due-tre volte al giorno. Anzi, anche quattro.

Io portavo, di nascosto, il cellulare a scuola per essere sempre in contatto con lui.

La mattina, il primo messaggio era il suo, alle sette e mezza. Poi durante la giornata, poi sempre.

Non avevo altro per la testa che lui, la sua voglia di irrefrenabile possesso nei miei confronti e la mia voglia di non essere più una bambina.

Andavo in bagno a scuola e mi facevo vedere nuda; ritornavo a casa e mi precipitavo subito al computer.

Tutto era diventato inutile: tutto ciò che non comportava la sua presenza fissa “dentro” di me.

Gli chiedevo, spesso, quando ci saremmo potuti vedere. Lui mi rispondeva “presto”, in maniera evasiva. Ma io non me ne curavo più di tanto.

Per me, comunque, vederlo attraverso il virtuale era tanto. Lui c’era, era dentro di me.

E poi, mi giurava fedeltà e amore e, anche se non c’era fisicamente, per me era come se ci fosse a tutti gli effetti.

Non potevo stare senza di lui, mai.

Mi faceva provare degli orgasmi incredibili, nonostante (ecco la sorpresa…) fossi ancora vergine e non mi sarei mai sognata di fare fisicamente sesso con nessuno, perché di nessuno mi fidavo.

Di lui, invece, sì.

Poi, però, iniziò a essere volgare. Voleva che dicessi parolacce, che mi facessi chiamare “troia” per eccitarlo.

Ero diventata una bambola, completamente ai suoi ordini. Io facevo quello che mi chiedeva perché non riuscivo più a capire niente. Niente altro che non fosse la sua presenza, un suo messaggio, il tintinnio di Whatsapp che mi annunciava che c’era, che mi voleva. Fino a quando non gli chiesi di vederci perché ormai non mi bastava più. Per me, infatti, non era più possibile accontentarmi di essere solo “virtualmente” a sua disposizione. Avevo abbandonato gli amici, in pratica avevo smesso di studiare, nell’impegno di essere la sua schiava. Stavo per ore, ore, ore ad aspettarlo. E lui si faceva vivo solo quando voleva.



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