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autore:Unknown
Format: epub
pubblicato: 2022-03-05T00:00:00+00:00


a sua

[121] Appunto 71f

Il Merda (paragrafo quinto)

In questo quinto paragrafo della Visione si vedono il Merda e la sua ragazza – sempre allacciati in quel modo speciale che essi hanno l’aria di non voler abbandonare per nessuna ragione al mondo – arrivare all’altezza di Via xxx xxx, la seconda trasversale di Via Torpignattara. Questa volta la Scena della Visione è alla destra di Carlo che, rinculando sul carretto, la contempla. La luce è rosso-rubino. Sempre molto accesa al centro delle superfici e più scura ai bordi. E sempre, in fondo alla prospettiva della povera strada di periferia, evanescente in una bruma che del rubino non ha più che un ricordo sbiadito. Ma, nel suo lume quasi senza colore, non giganteggiano palazzoni nuovi e magari disabitati: bensì catapecchie, cantieri, e i muraglioni di un Acquedotto. «Ecco quella che un tempo fu una grande metropoli plebea» ⎡è l’idea che istillano⎦ i due Dei in Carlo. Ed egli osserva diligente. Vede, nel doppio – nell’allucinazione della sfasatura (quasi in un errore di stampa) – brulicare l’antica plebe: sono stracci, calzonacci bigi, camicie bianche, magliette colorate, e qualche capo di vestiario anomalo, un fazzolettino rosso, un berretto da “marine” calcato sugli occhi e con la nuca scoperta.

Ora, invece nella luce color rubino della Visione, tutti sembrano usciti da un negozio di abbigliamento. Oggettivamente non c’è nulla di vergognoso e di straziante. Ma basta osservare un poco: il linguaggio di quei panni che paiono aver ancora attaccato il prezzo, e non hanno nulla a invidiare a quelli dei borghesi, perfettamente all’altezza come sono della loro assoluta modernità e anche buon gusto, nella finzione del “povero” e del “rattoppato”, nella gamma dei colori celeste-polvere, turchese, azzurrino, grigio, con improvvise fiammate di giallo o rosso, nell’impeccabile strettezza dei pantaloni alla vita e sul grembo e nella loro altrettanto impeccabile larghezza sotto le ginocchia, ecc. ecc. – il linguaggio di quei panni non è meno significativo che quello dei corpi e dei capelli. ∨ Anch’esso procura ∨ agli occhi e ai gesti il pacato lume di beatitudine di chi è sazio e si è adempiuto, ∨ insieme con la luce furente di chi confonde la cattiva coscienza derivante da tale asservimento al Modello con un’inquietudine ⎡eretica e rivoluzionaria da cui⎦ si sente ispirato a vestirsi secondo un gusto che egli considera anarchico e scandaloso almeno quanto legalitario e codificato. E naturalmente, a causa dell’innocenza brada attraverso cui tutto questo si compie, la bruttezza diviene più brutta e la ripugnanza più ripugnante. Ma l’Elemento che in questo Girone viene isolato e rappresentato, non sono più la bruttezza e la ripugnanza, bensì il modo di vestirsi e il suo conformismo. ∨ Nel descrivere i vari Elementi isolati e rappresentati nei vari Gironi, io non posso ∨ attenermi strettamente al tema e finisco quindi con l’obbedire istintivamente, esprimendomi, alla loro effettiva contemporaneità. Non posso, parlando di capelli, non parlare di culi, e, parlando di culi, non parlare di capelli. A proposito del conformismo dell’abbigliamento il pensiero comunicato dai due Dei a Carlo è pressappoco il seguente.



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