genlib 443D3F04BBA963C8AAB52D8850E3D3BA by Unknown

autore:Unknown
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Potremmo immaginare, per esempio, che il governo del Regno Unito debba condividere le sue prerogative da una parte con le autorità politiche presenti in Scozia, Galles, Wessex e altrove, e dall’altra con l’autorità politica europea di Bruxelles e con quelle mondiali di New York e Ginevra, tanto che l’idea della sua supremazia sul territorio e sul popolo del Regno Unito non avrebbe più forza38.

Questo passo, scritto nel 1977, appare per certi versi profetico, visto che oggi, come nel progetto «neo-medievalista», esistono sia un parlamento scozzese che un’autorità europea a Bruxelles, e che il governo della Gran Bretagna ha condiviso l’autorità, in certa misura, con entrambe quelle realtà, finché, nel 2016, dal voto sulla Brexit non è emersa la volontà di rescindere il legame di appartenenza alla UE. Ciononostante, non si è giunti alla situazione prevista dai neo-medievalisti: e il motivo è che la cittadinanza, la partecipazione politica e i diritti economici sono ancora fortemente radicati nella nazione, e sicuramente non è vero (almeno per ora) che l’«l’idea della sua supremazia sul territorio e sul popolo […] non a[bbia] più forza». La globalizzazione economica è un altro fattore – non previsto da Bull – che erode la sovranità nazionale. Eppure, sembra molto probabile che per qualche tempo ancora vivremo in un mondo in cui gli stati-nazione avranno un ruolo simile a quello prefigurato da Grozio, cedendo solo marginalmente i propri poteri a queste altre entità.

E dal punto di vista normativo? Il mondo «neo-medievale» sarebbe un mondo significativamente migliore in cui vivere? Questo sembra molto improbabile. Gli stati-nazione tutelano bene, nel complesso, i diritti di base dei loro cittadini, attraverso il processo costituzionale (o un suo equivalente) e l’esercizio di un controllo combinato da parte del potere legislativo e di quello giudiziario. Appare improbabile che un sistema di potere condiviso che assorba alcuni poteri oggi esercitati dalle nazioni possa tutelare più efficacemente i diritti delle minoranze, delle donne e dei poveri. Nell’ambito di ogni sottogruppo che si contrappone alla nazione ci sono probabilmente divari di potere, e già oggi vediamo molti casi (per esempio sistemi di diritto personale fondati sulla religione) in cui le minoranze, sotto l’autorità «locale», se la passano molto peggio che direttamente sotto l’autorità nazionale. Esistono gruppi sovranazionali e transnazionali di vario tipo che possono sicuramente svolgere un ruolo prezioso, spingendo le nazioni verso un maggior riconoscimento dei diritti umani; in ogni caso, in assenza di uno stato mondiale, con i rischi che comporterebbe, sembra preferibile che questi gruppi rimangano numerosi, decentrati e imperniati sulla persuasione più che sull’imposizione. Queste entità, ribadisco, difficilmente sarebbero realmente responsabili verso le persone, e molto probabilmente imporrebbero un’uniformità non richiesta dalla legge morale, precludendo così altre forme di organizzazione umana. La coercizione sovranazionale è appropriata nel caso di violazioni particolarmente gravi dei diritti umani, ma l’odierno scetticismo verso qualsiasi forma, per quanto lieve, di coercizione internazionale raccomanda di tener conto dell’esigenza di responsabilità e rispetto per la varietà di forme umane accettabili.

Il «neo-medievalismo» che effettivamente sta emergendo nel mondo attuale assume in realtà

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