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autore:Unknown
Format: epub


Julie

“Ero legata a lei, alla sua famiglia, il mio utero era suo. Non volevo prestarlo a nessun altro senza il suo consenso.”

Las Vegas è la città più angosciosa che abbia mai visitato. Ti sorge davanti agli occhi dal nulla, nel bel mezzo del caldo torrido del deserto americano. Vento bollente e sabbia sottile.

Il cuore della città è un immenso videogames. Palazzi altissimi ospitano ai primi piani i casinò, lasciando più in alto le stanze degli hotel. Ogni casinò rievoca una città del mondo. Venezia, Parigi, New York. Tutte ricostruite nei minimi particolari. In plastica. Dentro, nelle sale da gioco, gente in loop davanti ai monitor delle slot-machine. Fuori, per le strade, vicino al centro, senzatetto e prostitute.

Julie mi ha invitata a cena. Abbiamo appuntamento al Circus Circus, uno dei più popolari grattacieli della città. Arriva curata come se andasse alla prima della Scala. Vestito elegante, trucco, gioielli. Sarà alta 1.50, capelli biondi con piega fresca di parrucchiere, carnagione chiara, il corpo appesantito. Con lei c’è suo marito Kelly che sembra uscito dalla famiglia Robinson: pelle nera, riccissimo, 1.80, molto vicino ai due quintali di peso. Un gigante. Julia lavora in un’agenzia di collocamento statale, aiuta gli altri a trovare lavoro. Non è più una bambina. Ha superato da qualche anno i cinquanta e ha partorito la prima volta per altri più di vent’anni fa.

“La prima volta che ho sentito parlare di maternità surrogata ero un’adolescente. Mia mamma era infermiera in un ospedale e una sua collega aveva appena avuto un bambino per una coppia. All’epoca la tecnologia non era così avanzata e si poteva fare solo in maniera tradizionale, con l’ovulo della portatrice. Ascoltavo con interesse i racconti di mia mamma ed è stato lì che, tra me e me, mi sono detta: ‘Quando sarò grande lo farò anch’io’. Dopo, per molto tempo, non c’ho più pensato.”

Julia incontra suo marito a quindici anni, al college. E da allora non si sono più lasciati.

“Ci siamo sposati a diciott’anni, come tante altre coppie della nostra compagnia. A quel tempo abitavamo in Virginia e mio marito era nella marina americana. Tutti i nostri amici si sposavano e avevano subito un figlio. Tutti, tranne una coppia. Ogni volta che li incontravo speravo di sentirli annunciare il lieto evento. Invece nulla. Anzi, ogni volta che qualcuno diceva di aspettare un bambino, loro si intristivano sempre di più. Una vera pena.”

In America cenano molto presto. Sono le sei di sera e siamo già davanti a una zuppa di cipolle e a un filetto di bisonte con purè di patate. Julia e suo marito si guardano e sospirano. Capisco che mi stanno per dire qualcosa di molto importante.

“Prima di sposarci rimasi incinta. Non era programmato, non lo volevamo, non era il momento e non sarebbe mai stato un figlio accettato. Non poteva nascere. Così abbiamo deciso di abortire ma io non me lo sono mai perdonata. Vivo da allora con un senso di colpa che ho cercato di colmare per il resto della mia vita. Vedere quella



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