genlib F967977E40EC969A47CB71B957F85403 by Unknown

autore:Unknown
Format: epub
pubblicato: 2022-10-03T00:00:00+00:00

OTTO

Dal punto di vista della routine, le giornate di Ganin diventarono più vuote dopo la rottura con Ljudmila, e tuttavia non si annoiava a non aver niente da fare. Era a tal punto assorbito dai ricordi che non si rendeva conto dello scorrere del tempo. La sua ombra abitava alla pension di Frau Dorn, ma il suo vero io era in Russia, rivivendo i ricordi come fossero realtà. Per lui il tempo era diventato il corso del ricordo, che si dipanava gradualmente. E benché la relazione con Mašen’ka in quel periodo lontano fosse durata non tre giorni soltanto, non una settimana, ma molto più a lungo, non percepiva alcuna discrepanza fra il tempo reale e quell’altro tempo in cui riviveva il passato, perché la memoria non teneva conto di ogni momento ma sorvolava sui vuoti periodi dimenticabili, illuminando soltanto quelli collegati a Mašen’ka; pertanto non c’era discrepanza fra il corso della vita passata e quello della vita presente.

Gli sembrava che il passato, nella forma perfetta che aveva raggiunto, fosse ora parte dell’andamento regolare della sua vita quotidiana a Berlino. Qualunque cosa lui facesse nel presente, l’altra vita era fonte ininterrotta di conforto, di incoraggiamento.

Non era banale reminiscenza, era una vita molto più reale, molto più intensa di quella vissuta dalla propria ombra berlinese. Era una storia d’amore meravigliosa che si sviluppava con una cura genuina e delicata.

Nella Russia settentrionale, nella seconda settimana di agosto c’è già nell’aria un accenno d’autunno. Ogni tanto una fogliolina ingiallita cade da una betulla; i vasti campi, già mietuti, possiedono una luminosa vuotezza autunnale. Lungo il margine del bosco, dove una distesa di canne risparmiata dai mietitori espone al vento la sua lucentezza, i bombi intorpiditi dormono sui cuscini malva delle scabiose. E un pomeriggio, in un chiosco del parco...

Già, il chiosco. Sorgeva su pali marcescenti sopra un canalone, e vi si poteva accedere da entrambi i lati passando sopra due passerelle inclinate, rese scivolose da amenti di ontano e aghi di pino.

I riquadri delle piccole finestre romboidali contenevano pannelli di vetro di vari colori; guardando, per esempio, attraverso un vetro blu il mondo appariva sospeso in una trance lunare; attraverso uno giallo, ogni cosa sembrava straordinariamente gioiosa; attraverso uno rosso, il cielo era rosa e il fogliame scuriva fino al bordeaux. Alcuni pannelli erano rotti e le ragnatele ne collegavano i bordi frastagliati. L’interno del chiosco era imbiancato a calce; alcuni villeggianti delle dacie si erano introdotti illegalmente nel parco della tenuta e avevano scarabocchiato a matita le pareti e il tavolo pieghevole.

Un giorno anche Mašen’ka insieme a due amiche alquanto bruttine si erano avventurate fin lì. Lui prima le aveva superate lungo il sentiero del fiume, avvicinandosi a tal punto con la bicicletta che le amiche avevano fatto un salto di lato con uno strillo; poi aveva continuato la sua corsa attorno al parco, aveva tagliato per il centro finché, da lontano, attraverso il fogliame, le aveva viste entrare nel chiosco; aveva appoggiato la bicicletta a un albero ed era entrato a sua volta.

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