Gente di nessuno. Rifugiati e migranti in Europa dal 1938 a oggi by Linda Polman

Gente di nessuno. Rifugiati e migranti in Europa dal 1938 a oggi by Linda Polman

autore:Linda Polman [Polman, Linda]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Luiss
pubblicato: 2020-02-27T23:00:00+00:00


il patto con il genocida sudanese

I milioni di euro che l’Europa mette a disposizione dal 2016 nell’ambito del Partnership Framework agli alleati nella guerra alla migrazione potevano benissimo “essere utilizzati per scopi repressivi”, ha ammesso il Consiglio d’Europa. A dire il vero, l’organo si preoccupava più che altro delle possibili critiche da parte delle organizzazioni umanitarie “sulla collaborazione con governi repressivi, in particolare in Eritrea e Sudan”.

Da allora, il Sudan è per l’UE un “Paese chiave” nella lotta contro l’immigrazione e anche quell’anno, come da tempo, la sua aeronautica militare lanciò ogni giorno bombe sui villaggi in rivolta. Solo tra gennaio e maggio del 2016, nel corso della guerra contro il suo stesso popolo, il governo sudanese provocò almeno 138.000 IDP e rifugiati, una parte dei quali raggiunse l’Europa. Il Sudan però non produce solo profughi, ma li accoglie anche. Svariate decine di migliaia di rifugiati eritrei ed etiopi sono rinchiusi nei campi sudanesi. Inoltre, il Sudan è il principale Paese di transito per i profughi eritrei in viaggio verso l’Italia. È così che vanno le cose nella Realpolitik: perché la gestione della migrazione abbia una possibilità di successo l’Europa ha bisogno della collaborazione spontanea del Sudan.

Da quando l’UE e il Sudan hanno stretto un patto nel 2016, gli sbarchi dei profughi eritrei in Europa sono calati: 40.000 sono rinchiusi nei campi sudanesi appena oltre il confine eritreo. Secondo Mirjam van Reisen, docente di relazioni internazionali all’Università di Tilburg ed esperta nell’ambito del traffico di esseri umani in Eritrea, spesso i campi di quella zona sono controllati dall’esercito eritreo dal quale i profughi erano appena fuggiti, e c’è pochissimo cibo. Nel 2018, i rifugiati hanno raccontato all’agenzia IRIN di pestaggi con fruste e Amnesty International ha documentato come grandi gruppi di profughi vengono rimandati in Eritrea dall’esercito sudanese, direttamente tra le braccia dei loro persecutori.

Il Sudan è un campione nella produzione di profughi fin dagli anni Ottanta. Secondo le stime, dal 1982 almeno l’80 per cento di tutti gli abitanti della metà meridionale del Paese, dove l’esercito del governo seminava il terrore, è stato sfollato o profugo – più di quattro milioni di persone in tutto. Probabilmente, più di due milioni di persone hanno perso la vita. A centinaia di migliaia sono fuggiti oltre il confine e sono finiti nel Kenya settentrionale. Lì, vicino al confine con il Sudan, con i soldi occidentali è stato costruito il campo di accoglienza di Kakuma. Esiste tuttora e funziona a pieno regime.

Gli aiuti umanitari europei andarono anche ai profughi nello stesso Sudan, in quella che si può definire una delle più incredibili operazioni umanitarie nella storia moderna dell’umanitarismo internazionale. L’esercito del governo aveva riunito alcune centinaia di migliaia di persone in “enclave sicure” sporche e sovrappopolate; il regime le chiamava “villaggi della pace”, ma in realtà si trattava di gigantesche prigioni a cielo aperto. Nel 1989 il regime sudanese permise all’ONU di fornire razioni di emergenza a quelle enclave, solo che ai caschi blu era proibito entrare in territorio sudanese. Gli aiuti dovevano



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