Gesti d’aria e di pietra by Georges Didi-Huberman

autore:Georges Didi-Huberman [Georges Didi-Huberman]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788881038893
editore: Diabasis
pubblicato: 2017-07-06T22:00:00+00:00

Figura 1. DONATELLO, San Giorgio e il drago, 1417 (particolare).Marmo.

Firenze, Museo Nazionale del Bargello. Fotografia G. D.-H.

Mentre esponevo queste idee,118 in occasione di quello che fu il nostro ultimo seminario comune a Jussieu (si era nel giugno 2002, mi pare), Pierre sviluppò una nozione che attribuiva a Freud ma che era profondamente sua: la nozione di “ascolto visivo”.

*

Aria e pietra si incontrano nell’immagine perché, in molte immagini forti, s’incontrano una grazia superlativa e un dolore, un lutto immenso, un gesto e una sospensione del gesto, un desiderio e una rinuncia, una quasi consolazione e una perdita inconsolabile. Ho spesso parlato con Pierre dell’attrattiva che esercitava su di me la pittura en grisaille119 e, in scultura, un’opera in particolare, che mi coinvolge più di quanto sarebbe ragionevole: si tratta del grande mausoleo che, attorno al 400 o al 380 avanti Cristo, un Greco dell’Asia Minore, di cui non sappiamo il nome, si fece costruire a Xanthos.120 È un mondo di pietra con i suoi frontoni, le sue colonne, i suoi fregi a bassorilievo, le sue sculture a tuttotondo, la sua cripta per il morto. Ma è anche un mondo dell’aria, perché quest’uomo ha voluto circondarsi per sempre, nel suo sepolcro, di ninfe che corrono o danzano nel vento. Si tratta forse di Aurai, le personificazioni del vento (figg. 2-3). Tutte le volte che vado a Londra, trascorro un bel po’ di tempo davanti a questo complesso di pietre antiche. Un giorno, una vecchia signora, che mi stava osservando, mi si avvicinò per dirmi che quelle statue erano “miraculous”. Sulle prime pensai che si trattasse di una metafora, ma la signora mi spiegò che in passato era stata psicoterapeuta e che aveva visto un bambino autistico mettersi a parlare, a disegnare e a danzare, artista per un istante, davanti a una di queste belle dee dell’aria.

*

Un’Aura che danza, scolpita nel marmo: gesto d’aria e gesto di pietra. perché danza nel vento, lei che è fatta di un alito di vento? Per dare forma a ciò che si muove e svanisce. perché è scolpita nel marmo? Per dare forma a ciò che si pietrifica e che resta. perché queste cose stanno assieme, nella stessa immagine? perché sia sognata e risvegliata tutta in una volta, perché sia vegliata la memoria di un morto. Considerare che l’aria e la pietra si incontrino nell’immagine – e, in particolare, in questo capolavoro del desiderio e del lutto – significa articolare la questione della materia dell’immagine secondo quella del tempo dei morti. Buona parte degli ultimi lavori di Pierre Fédida sono stati dedicati a questa problematica, a quella che chiamava, splendidamente, opera di sepoltura, e che riguardava proprio una riformulazione metapsicologica della nozione di ancestralità.

Si è dovuto, innanzi tutto, riformulare la nozione freudiana di “lavoro del lutto”, in riferimento a quella maniera così particolare di afferrarsi al morto che è la reliquia.121 Poi, simmetricamente, riformulare il “lavoro del sogno” dal punto di vista psichico, sensorio, endogeno, cioè artistico, di questo stesso paradossale afferrarsi veggente:

L’evento della notte non sta affatto nell’intendere, bensì esclusivamente nell’afferrare vedendo […].

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