Giallo 0598 - Il cadavere é in ritardo by A.A. Fair

Giallo 0598 - Il cadavere é in ritardo by A.A. Fair

autore:A.A. Fair
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: narrativa, Donald Lam, Gialli Mondadori
editore: bandinotto
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


9

Non dormivo ormai da tanto tempo che mi sembrava di aver dimenticato il sapore del 6onno, ma appena arrivato a Los Angeles andai da un parrucchiere all’aeroporto e dopo essermi fatto radere, lavare la testa e massaggiare, ne uscii un pochino più arzillo. Formai il numero di casa Beckley.

Daphne Beckley mi rispose con voce fresca e riposata, neanche un poco nervosa.

– Credo di aver trovato vostro marito – annunciai.

– Con bionda, o senza?

– Senza.

Dopo un attimo di silenzio chiese:

– Non state per caso cercando di risparmiarmi un dolore, Donald?

– Un pochino.

– È inutile. Amo la franchezza.

– Eccovi vedova.

– Quando è successo?

– Durante la notte tra il cinque e il sei, per quanto ne sappiamo. Sembra che uno dei due autostoppisti, o tutti e due insieme, abbiano assassinato vostro marito, abbiano rubato la macchina e siano poi spariti.

– Vi rincresce venir qui da me a raccontarmi ciò che è successo?

– Non dormo da... Sulla mia parola, non so se vedendolo saprò riconoscere un letto.

– Poveretto. Venite qua, vi preparerò un caffè. Ma bisogna assolutamente che sappia i particolari di questa faccenda, Donald. Non... non avrò crisi di nervi, state tranquillo. Me l’aspettavo. Vi prometto di non infastidirvi con singhiozzi e strilli, ma voglio sapere che cosa avete scoperto.

– Vengo.

– Vi aspetto.

Presi un tassì e mi feci portare agli Appartamenti Ringolds. Avevo appena suonato il campanello che Daphne Beckley mi aprì la porta del 721 e mi prese per mano.

– La polizia si è già messa in contatto con voi? – domandai appena ebbe richiuso l’uscio.

– Non ancora.

– Sarà qua da un minuto all’altro.

– Donald, che cosa devo fare?

– Che cosa intendete dire?

– Non voglio essere ipocrita. Non voglio recitare la scena-madre della disperazione. Ho passato delle belle ore con Malcolm, ma era un donnaiolo, sapevo che mi tradiva e... insomma, cominciavo a chiedermi se la nostra vita in comune sarebbe durata ancora a lungo. Non voglio mentirvi. So, sento che ho perso qualcosa di prezioso, e non ignoro che, passato il primo colpo, mi troverò molto sola. Malcolm mi mancherà molto, mi mancheranno le sue telefonate e le sue piccole frasi segrete e affettuose, ma...

Esitò. Proseguii io per lei.

– Ma siete giovane e bella e state per incassare centocinquantamila dollari.

– Volete dire che comincia per me una vita nuova?

– Qualcosa del genere. È facile, sapete.

– Sì.

Daphne mi piantò gli occhi negli occhi.

– Oh, Donald, mi piacerebbe, ma la gente mi giudicherà senza cuore se per qualche mese non avrò l’aria di struggermi. D’altra parte, io non me la sento. Non me la sento nemmeno di fare l’ipocrita. Mi piace la vita, mi piace l’allegria... Insomma, Donald, vi dico la verità, non posso tirare avanti senza avere un uomo nella mia vita.

Feci un cenno di assenso.

– Ditemi voi, Donald, che cosa debbo fare?

– Sentite. Quando la polizia vi annuncerà che è stato identificato il cadavere di vostro marito, direte che avevate già l’animo preparato perché avevate saputo da me ch’era stato assassinato. Non ci sarà bisogno che spremiate lacrime. Basterà che abbiate un’aria compunta.



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