Gli scritti dal carcere di Bonhoeffer by Fulvio Ferrario

autore:Fulvio Ferrario [Ferrario, Fulvio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Claudiana

4. 21 LUGLIO

Dopo aver appreso del fallimento dell’attentato al Führer, Bonhoeffer intende anzitutto rassicurare Bethge sul proprio stato d’animo31. Inizia con un breve saluto, con la menzione dei testi delle Losungen per 20 e 21 luglio32 e della benefica compagnia dei canti di Paul Gerhardt. Per il destinatario e per chi legge oggi, il sottotesto è chiaramente identificabile: Bonhoeffer fa sapere all’amico di non essere precipitato nella disperazione. Dopodiché, la lettera passa, senza nemmeno un a capo, al registro di una sorta di testamento spirituale. Il filo conduttore può essere identificato nell’«essere aldiquà» (Diesseitigkeit) come condizione dell’identità cristiana. Tale espressione, precisa subito il teologo, non va intesa in senso libertino («lascivo», egli dice, p. 503), bensì come assunzione di responsabilità nella storia del mondo, rinunciando a fughe religiose. Secondo Bonhoeffer, Lutero stesso è vissuto in una situazione di questo genere. Il dualismo caratteristico della religione è completamente superato. Ed è a questo punto che si apre uno degli snodi più interessanti dell’epistolario, cioè il tentativo, compiuto dell’autore stesso, di illuminare il rapporto tra la teologia e la spiritualità che lo hanno caratterizzato negli anni Trenta e le considerazioni di quelle settimane, apparentemente così diverse.

Il teologo prende le mosse dall’incontro con Jean Lasserre33 nel corso dell’anno newyorkese, un’esperienza che pone a Bonhoeffer due domande strettamente connesse: quella del superamento del nazionalismo e quella del messaggio cristiano della pace. Il dialogo tra un tedesco e un francese non è, in quel momento, ovvio: la Germania vive una catastrofe economica nella quale le conseguenze del crollo del 1929 si sommano a quelle del trattato di Versailles; se si aggiungono le questioni territoriali e geopolitiche, non stupisce che il risentimento nei confronti di Francia e Inghilterra costituisca una delle componenti fondamentali del sentire comune, che coinvolge anche la famiglia Bonhoeffer. La questione della pace, poi, si colloca nel processo di rilettura in special modo del Discorso della montagna, che il giovane Bonhoeffer vive a New York, in particolare frequentando l’Abyssinian Baptist Church di Harlem. Bonhoeffer e Lasserre discutono sui loro progetti e il giovane francese afferma di voler diventare «un santo»: «credo possibile», chiosa Bonhoeffer, «che lo sia diventato». Prosegue, nella sua lettera, il teologo tedesco:

La cosa a quel tempo mi fece una forte impressione. Tuttavia lo contraddissi, e risposi press’a poco: io vorrei imparare a credere. Per molto tempo non ho capito la profondità di questa contrapposizione. Pensavo di poter imparare a credere tentando di condurre io stesso qualcosa come una vita santa. Come conclusione di questo percorso scrissi «Sequela». Oggi vedo chiaramente i pericoli di questo libro, che sottoscrivo peraltro come un tempo [p. 504].

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