Grandi storie di gatti (2) . by Aa.vv. -

Grandi storie di gatti (2) . by Aa.vv. -

autore:Aa.vv. - [-, Aa.vv.]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788872160794
Amazon: 8872160790
editore: Milano, Armenia
pubblicato: 1998-01-02T00:00:00+00:00


«Che strano, me lo stavo proprio domandando anch’io. Ogni volta che piove se ne va. E se cercassimo la sua seconda casa?» risposi.

«Sì!» esclamò Nan. «La prossima volta che viene e decide di andarsene le corriamo dietro».

«Ce ne sono anche altri che per giorni e giorni se ne stanno qui seduti al sole, e appena cambia il tempo, via di corsa. Sarebbe divertente vedere dove vivono».

E lì per lì lanciammo l’idea di scoprire una volta per tutte il vero domicilio di tutti i felini da noi ospitati.

Ci volle qualche giorno prima che potessimo metterci all’opera. Il tempo era molto bello e tutti i gatti erano nelle loro postazioni, al sole. Riferii a Nan che, secondo la profezia della mamma, le nuvole basse all’orizzonte indicavano l’arrivo della pioggia. La previsione era azzeccata. Nan era appena arrivata, quando cominciarono a cadere le gocce. La prima a rendersi conto della situazione fu la Grulla. In un lampo se ne andò, con noi subito dietro. Scavalcò il cancello del giardino come un’atleta nata, costeggiò la siepe e il limitare del bosco, zigzagando fra gli alberi. Per cercare di starle dietro rimanemmo tutt’e due senza fiato. A peggiorare le cose, Nan cadde lungo un pendio paludoso e cominciò a piagnucolare: «Io vado a casa. Non la prenderemo mai, e sono così stanca».

Ma io non badai alle sue lamentele; lei ben presto tacque e riprese a correre con lo stesso slancio di prima. Avvistammo di nuovo la Grulla, che infine svoltò nella via che portava all’abitazione del parroco. La disinvoltura con cui entrò dalla finestra ci fece capire che era arrivata a casa.

Aspettammo per un po’ nei paraggi, ma lei non uscì. Dunque, era così. La nostra prima ricerca aveva avuto buon esito: la Grulla era la gatta del parroco. Prendere il sole sul mio davanzale non era poi così importante per lei: stava lì perché le piaceva il posto che le veniva offerto. Non amava gli umani che le giravano attorno. Quando la vita tutt’a un tratto si faceva difficile e veniva investita dai crudeli venti invernali, sapeva dove trovare conforto: nel grembo accogliente della perpetua. Da lei il cibo era abbondante e faceva sempre caldo.

Per trovare la casa di Macigno ci volle uno studio più approfondito. Innanzitutto, poche gocce di pioggia non bastavano certo a smuoverlo. Lo guardavamo premersi tristemente contro il muro sferzato dalla pioggia.

«Pronta, Nan» sussurrai. «Mi sa che ne ha avuto abbastanza». Infatti: si stava spostando. Dapprima lanciò un’occhiata supplice alla cucina di Rosey. Il fuoco emanava luce e calore, e il suo pelo fremeva di desiderio. Ma prima che potesse anche solo muovere una zampa, Rosey gli fu addosso.

«Niente randagi qui dentro, prego!» esclamò in una lingua che Macigno comprendeva benissimo.

Se ne andò, tutto imbronciato. Noi eravamo ben equipaggiate per la pioggia e portavamo stivaloni impermeabili, perciò lo seguimmo a ruota. Anche lui prese la strada della Grulla, ma oltrepassò la casa del parroco, dirigendosi verso il fiume.

Sembrava un corteo funebre perché, pioggia o no, Macigno non aveva fretta e si fermò più volte a dare un’annusatina qua e una là.



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