Groviglio di vipere by Francois Mauriac

Groviglio di vipere by Francois Mauriac

autore:Francois Mauriac [Mauriac, Francois]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-03-25T12:14:55+00:00


XI

Questa notte sono stato svegliato da una specie di soffocamento. Ho dovuto alzarmi, trascinarmi alla mia poltrona ove, nel frastuono di un vento furioso, ho riletto queste ultime pagine, stupefatto per la bassezza del mio fondo morale che esse mettono in luce. Prima di scrivere, mi sono appoggiato alla finestra. Il vento si era calmato; Calèse dormiva senza un respiro, sotto tutte le stelle.

Improvvisamente, verso le tre dopo mezzanotte, di nuovo la burrasca, i tuoni, le pesanti gocce gelate. Crepitavano in tal modo sulle tegole che ebbi paura della grandine; ho creduto che mi si fermasse il cuore.

La vigna ha da poco sfiorito; il raccolto futuro copre il poggio; ma sembra che esso stia là come quelle giovani bestie che il cacciatore lega ed abbandona nell’oscurità per attirare la selvaggina; nuvole rumoreggianti girano sulle vigne che si offrono.

Che m’importa ora del raccolto? Non posso più nulla raccogliere al mondo; posso solamente conoscere un po’ meglio me stesso. Sentimi, Isa. Scoprirai nelle mie carte, dopo la mia morte, le mie ultime volontà. Datano dai mesi che seguirono la morte di Maria, quando ero malato e tu ti preoccupavi per i figli. Vi troverai una professione di fede concepita presso a poco in questi termini: «Se, al momento di morire, accetto gli uffizi di un sacerdote, protesto anticipatamente, in piena lucidità mentale, contro l’abuso che si farà del mio indebolimento intellettuale e fisico, per ottenere da me ciò che il ragionamento riprova».

Ebbene, ti faccio questa confessione: avviene tutto il contrario quando scruto in me, come faccio da due mesi in qua, con un’attenzione più forte del disgusto: è proprio quando mi sento più lucido di mente, che la tentazione cristiana mi tormenta. Non posso negare che esiste in me una tendenza che potrebbe condurmi al tuo Dio. Se arrivassi al punto di piacere a me stesso, combatterei meglio questa esigenza. Se potessi disprezzarmi senza secondo fine, la questione sarebbe per sempre risolta. Ma l’insensibilità che io posseggo, la spaventevole miseria del mio cuore, il dono che io ho di ispirare odio e di creare intorno a me il deserto, tutto ciò prevale contro la speranza… Mi credi, Isa? Forse non è per voi, giusti, che il tuo Dio è venuto, se Egli è venuto, ma per noi. Tu non mi conoscevi, tu non sapevi chi io fossi; le pagine che hai ora letto, mi hanno reso meno abominevole ai tuoi occhi? Vedi perciò che esiste in me un tasto segreto, quello che Maria destava, rifugiandosi nelle mie braccia, quello che destava il piccolo Luca, la domenica, quando, al ritorno dalla messa, si sedeva sulla panca davanti alla casa e contemplava la distesa dei prati.

Oh! non credere che mi faccia un concetto troppo alto di me stesso.

Conosco il mio cuore, questo groviglio di vipere: soffocato da esse, saturo del loro veleno, continua a battere sotto le loro spire: questo groviglio di vipere che è impossibile sciogliere, che bisognerebbe tagliare con un colpo di coltello, con un colpo di spada. «Non son venuto per portare la pace, ma per portare la guerra.



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