Guerra by Louis-Ferdinand Céline

Guerra by Louis-Ferdinand Céline

autore:Louis-Ferdinand Céline [Céline, Louis-Ferdinand]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2023-05-25T22:00:00+00:00


Tocca ammettere che da quel momento in poi tutto è filato liscio come l’olio, una pacchia. Intorno a noi soffiava un gran vento di fantasticherie. Io ho avuto comunque un coraggio estremo, mi sono lasciato trasportare è il caso di dire. Non ho ceduto alla sorpresa che avrebbe voluto che restassi stronzo come prima a mangiare sventura e nient’altro che sventura perché solo quella conoscevo dopo l’educazione dei miei bravi genitori e sventure assai penose, assai faticose, assai sudate. Avrei potuto non credere alla giostra di fantasticherie dove mi pregavano di montare su un destriero tutto di legno, tutto bardato di velluto e di bugie. Potevo rifiutare. Non ho rifiutato.

Evvai, ho detto, il vento soffia Ferdinand, pavesa la tua galera, lascia i fessi nella merda, lasciati portare, non credere più a niente. Sei scassato per più di due terzi ma con il pezzo che ti resta te la godrai ancora per un po’, lasciati sollevare dal vento di tramontana favorevole. Dormi o non dormire, oscilla, tromba, vomita, sbarella, schiuma, pustola, febbricita, schiaccia, tradisci, non farti scrupoli, è una questione di vento che soffia, tu non sarai mai più atroce e cazzaro del resto del mondo. Fatti avanti, non ti si chiede altro, hai la medaglia, sei bello. Nella battaglia delle facce di culo stai finalmente per stravincere, hai in testa la tua banda personale, hai la cancrena ma solo a metà, sei marcio d’accordo, ma hai visto i campi di battaglia dove non decorano le carogne e a te ti hanno decorato, non scordartelo o sei solo l’ingrato, il fallito vomitevole, la raschiatura di culo bavoso, non vali la carta per pulirtelo.

Ho messo la menzione con la firma di Joffre in saccoccia e ho ricominciato a gonfiare i pettorali. La mia fortuna pareva sprofondare Cascade nella sua merdaglia. Non frignava manco più.

«Coraggio Gontran» gli dicevo. «Vedrai che me li ingroppo tutti, le tardone, pure L’Espinasse e i tizi della riforma, il vescovo, io, per dirti come mi sento, piglio e me l’inculo dritto per dritto se quando mi parla non si mette sull’attenti».

Non lo facevano più ridere a Cascade le mie battute.

«Sei bello Ferdinand, sei bello» non ci vedeva altro in me. «Dovresti farti fotografare».

«Puoi scommetterci» ho detto.

Ci siamo andati con i miei il pomeriggio stesso che sono arrivati. Mio padre era come paralizzato. Di punto in bianco ero diventato qualcuno. Ne parlavano già tutti al passage des Bérésinas della mia medaglia, dicevano. Mia madre aveva la lacrimuccia, la voce commossa. A me però mi dava pure il voltastomaco. Non mi piace la commozione dei miei genitori. Tra noi c’erano conti in sospeso ben più seri. Mio padre era impressionato dall’artiglieria che sfilava per le strade. Mia madre non la smetteva di dire che i soldati erano giovani e gli ufficiali in particolare erano ben piantati sui cavalli. Le ispiravano fiducia gli ufficiali. In più mio padre aveva un conoscente a Peurdu-sur-la-Lys, l’agente delle assicurazioni Coccinelle. C’hanno invitato a pranzo per festeggiare la mia medaglia al valore, e poi anche la L’Espinasse.



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