Guida della Sardegna per veri sardi by Gianmichele Lisai

Guida della Sardegna per veri sardi by Gianmichele Lisai

autore:Gianmichele Lisai [Lisai, Gianmichele]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788822778352
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2023-06-04T22:00:00+00:00


Il mulino e la gualchiera

Nel territorio di Samugheo, presso la valle del fiume Accoro, c’è un percorso chiamato su caminu ’e is molinos, ovvero la “strada dei mulini”, per via della discreta concentrazione di antichi mulini idraulici alcuni dei quali ancora ben conservati. Questi opifici del periodo preindustriale, ben attestati soprattutto intorno alla metà dell’Ottocento ma costruiti a partire dagli inizi dello stesso secolo, non sono affatto rari in Sardegna, anche se spesso appaiono di difficile individuazione perché distrutti o riconvertiti. Com’è noto erano attivati dal flusso dell’acqua che muove la ruota, a sua volta innesco meccanico di altri elementi destinati di solito alla macinazione del grano. Una delle strutture di Samugheo ancora integre è il mulino S’Ispadula, nell’omonima località, proprietà della famiglia Madau che conserva con cura l’antico impianto. Si compone di un solo corpo di fabbrica con tradizionale tetto spiovente a falda unica, della gora per la canalizzazione e del vano per la ruota. Nelle vicinanze sorge anche il mulino Faes, acquisito nei tempi più recenti da Peppino Cossu, cui va il merito dell’attento restauro che ha ripristinato, con parti d’epoca, l’intero sistema di macinazione oggi perfettamente funzionante. Articolato in più ambienti con arredi e altri elementi di un tempo, dal pavimento in pietra alle finiture in legno, è della tipologia con ruota orizzontale collocata in una camera sottostante, vantaggiosa rispetto alla ruota verticale perché può essere azionata anche con un modesto apporto d’acqua.

Tra gli antichi mulini sardi a ruota verticale meglio conservati troviamo invece Su Mulinu Vezzu di Olzai, pregevolmente restaurato e ancora funzionante. È probabilmente il mulino più bello dell’isola, realizzato in classici conci di pietra a vista. Al principale corpo di fabbrica, che raggiunge circa i tredici metri d’altezza nel punto massimo, si accosta tra le possenti mura di alloggiamento la grande ruota verticale, sulla cui sommità è visibile la canaletta di caduta dell’acqua. Assai interessante, nonostante il perdurare di uno stato d’abbandono che anno dopo anno ne accentua la decadenza, è Lu Mulinu di Arzachena, sulla sponda destra del rio San Giovanni. Struttura abbastanza complessa per il genere, si divide in numerosi corpi di fabbrica tra cui il principale a due piani, oltre il quale svetta l’alta ciminiera, testimonianza ben più rara per l’isola della passata esistenza di mulini con impianto a vapore. Nel sito sono visibili anche altri elementi dell’attività molitoria, come il tratto del canale in granito in cui scorreva l’acqua che azionava una o più macine.

Analoghe ai classici mulini erano le coeve gualchiere della manifattura laniera, ultime industrie della civiltà pastorale sarda, particolarmente diffuse in passato nel territorio di Tiana, un piccolo centro di poche centinaia di abitanti definito non a caso “il paese dell’orbace”. Più in generale, queste sorgevano non lontano dagli allevamenti di pecore. La lana vi era lavorata attraverso il processo della follatura, una sorta di infeltrimento che rendeva il tessuto più robusto e impermeabile. Il meccanismo era simile a quello del mulino, sfruttava l’energia idraulica tramite una ruota posta in corrispondenza della cascatella torrentizia, ma al posto



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