Harvard Square by Aciman André

Harvard Square by Aciman André

autore:Aciman, André [Aciman, André]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Guanda
pubblicato: 2014-07-02T22:00:00+00:00


Quella domenica fu probabilmente il giorno peggiore della mia vita. Non avevo cibo in casa. Ero esausto, e mi restavano solo ventiquattr’ore per padroneggiare Chaucer prima del mio appuntamento con Lloyd-Greville. Il pensiero di perdere anche solo venti minuti per uscire a cercare qualcosa da mangiare era fuori questione.

Più tardi il telefono cominciò a squillare. Sapevo chi era, e decisi di non rispondere. Lo sentivo perfino sul tetto, dove avevo programmato di trascorrere qualche ora prima di chinarmi a battere i miei appunti. Avrei incontrato Lloyd-Greville l’indomani mattina alle dieci. Stare lì sopra, però, era anche un modo per nascondersi, lo sapevo. Crudele, senza cuore, codardo. Linda, per puro caso anche lei sul tetto in quella deliziosa giornata tersa e calda dell’estate di san Martino di Cambridge, che non vedevo più o meno da quando mi ero trasferito da Niloufar, a eccezione di qualche visita di passaggio per prendere o riportare qualche libro e alcuni capi di abbigliamento, capì che era il mio telefono a squillare. «Perché non rispondi?» mi domandò infine. Poi indovinò il motivo. «La smetterà mai di chiamarti?» A mezzogiorno, mentre stavamo preparando il secondo Tom Collins nella mia cucina, mi chiese: «Vuoi che risponda io?» Non potevo fare una cosa simile alla donna che era stata la mia compagna. Alla fine però lei prese il telefono e lo portò in bagno, poi si chiuse la porta alle spalle, come un cucciolo indisciplinato spedito in castigo. Io volevo che si levasse la canotta azzurra e gli slip del bikini e, senza indugi, si dirigesse verso la camera da letto. Adoravo il suo corpo, adoravo quel sesso libero, selvaggio, egoista e privo di significato. Volevo che cancellasse l’altra donna dalla mia vita; volevo baciarle la faccia, la bocca, e che il suo volto seppellisse l’altro come si fa con una statuetta in terracotta di Tanagra la cui vista ti è diventata insopportabile, senza provare una sola punta di senso di colpa, pietà, amore, nemmeno semplice rabbia, ma solo questa cosa che spaventa più me, perché mette in discussione me, non lei: indifferenza. Anzi, pure peggio: insensibilità, prima del cuore, poi del corpo. Odiare, di contro, era di gran lunga più educato, e forse in me s’insinuava già anche un pizzico d’odio, perché l’odio ci aiuta a dimenticare e a coprire le ferite che lasciamo sugli altri con la stessa velocità con cui aiuta a guarire quelle che sono state inflitte a noi. «Tu non vuoi farle del male» disse Linda. «È perché sei buono.» No, è perché sono un codardo, avrei voluto rispondere. Invece non aprii bocca.



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