Havana Storm (Dirk Pitt) by Clive Cussler & Dirk Cussler

Havana Storm (Dirk Pitt) by Clive Cussler & Dirk Cussler

autore:Clive Cussler & Dirk Cussler [Cussler, Clive]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9780425279168
Amazon: 0425279162
editore: G.P. Putnam's Sons
pubblicato: 2015-11-03T00:00:00+00:00


3

La festa per l’anniversario della Rivoluzione si spense presto. Erano passati sessantatré anni da quando Fidel Castro e una banda di ribelli avevano attaccato una caserma dell’esercito a Santiago, dando inizio alla rivolta che avrebbe rovesciato il leader cubano Fulgencio Batista. Di questi tempi, c’era poco da festeggiare. L’economia era ancora a pezzi, il cibo scarseggiava e i grandi passi avanti sul piano tecnologico di cui beneficiava il resto del mondo non sembravano aver raggiunto il Paese. Per giunta, ancora una volta, girava insistentemente voce che El Comandante stesse per esalare l’ultimo respiro.

Alphonso Ortiz tracannò il mojito, il sesto della serata, e si diresse verso la porta dell’elegante appartamento.

«Se ne va così presto?» gli chiese la padrona di casa, bloccandolo sulla porta. Moglie del ministro dell’Agricoltura, era una donna prosperosa che si nascondeva sotto una pesante maschera di trucco.

«Devo essere riposato in vista di un discorso che domani terrò all’aeroporto Martí, per esaltarne il recente ampliamento. Escobar c’è?»

«Ha finito di millantare credito con il ministro del Commercio.» Indicò il marito, in fondo alla stanza.

«La prego di porgergli i miei saluti. È stata una festa splendida.»

La donna sorrise a quel falso complimento. «Siamo felici che lei sia venuto. Buona fortuna per il suo discorso di domani.»

Ortiz, stimato vicepresidente del potente Consiglio di Stato, le fece un traballante inchino e sgusciò fuori dalla porta. Cinque ore intrappolato a conversare con metà del Consiglio dei Ministri cubano gli avevano messo in corpo una gran voglia di aria fresca. Dopo aver percorso con calma tre rampe di scale, attraversò l’austera lobby e uscì in strada. Un’esplosione d’aria calda lo accolse insieme ai rumori della gente che festeggiava.

Ortiz attraversò il marciapiedi in sfacelo e fece un cenno a una berlina nera parcheggiata. I fari dell’automobile si accesero e la Geely di fabbricazione cinese si avvicinò al cordolo. Ortiz aprì la portiera posteriore e si abbandonò sul sedile.

«A casa, Roberto», disse all’uomo rugoso al volante.

«Le è piaciuta la festa?»

«Più o meno come un’emicrania. Quegli idioti vogliono solo rivivere il passato. Nessuno del nostro governo si preoccupa del domani.»

«Il presidente sì. A lui piace il suo modo di pensare. Un giorno, le darà il comando.»

Era una possibilità. Ortiz lo sapeva. La lista di possibili successori che attendevano che Raúl Castro si ritirasse nel 2018 era corta e lui sapeva che il suo nome vi figurava. Era quello l’unico motivo per cui aveva partecipato alla festa nel giorno della Rivoluzione ed era stato gentile con gli altri ministri del governo. In politica, gli alleati non erano mai troppi.

«Un giorno, avrò il comando di una sedia a dondolo», disse al suo autista. Appoggiò la schiena al sedile e chiuse gli occhi.

Roberto sorrise mentre si immetteva nel traffico e si districava per uscire dal centro dell’Avana. Un istante dopo, un massiccio camion militare Kamaz da sei tonnellate si fermò davanti alla palazzina. Un soldato dalla triste tuta da lavoro verde oliva spuntò dal buio di una porta laterale e salì sul camion.

Rivolse un cenno alla berlina nera appena partita. «L’obiettivo è in gioco.



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