Hawk. Professione skater by Tony Hawk

Hawk. Professione skater by Tony Hawk

autore:Tony Hawk [Hawk, Tony]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Sports, Sports & Recreation, General
ISBN: 9788869188367
Google: zKMCkAEACAAJ
editore: Salani
pubblicato: 2017-03-01T23:00:00+00:00


LA NUOVA GENERAZIONE

Quando avevo cominciato a spingermi sulla mia piccola tavola in fibra di vetro, non mi sarei mai aspettato nulla di tutto questo: lo skate mi faceva sentire soddisfatto, e questo mi bastava. Oggi sembra che molti skater escano dal grembo della madre puntando già alle sponsorizzazioni e dimenticando di divertirsi. Si comportano come se tutto fosse loro dovuto: vedo spesso skateare ragazzi pieni di talento, ma hanno tutti un’aria molto infelice. Chiudono un trick difficile e non sorridono neanche. Non si divertono: magari ollano un gap enorme, e dalla loro espressione diresti che hanno appena ricevuto una diagnosi infausta. Quando ho cominciato io, ogni skater si sentiva parte di un tutto, si creava un legame derivato dal fatto di essere degli esclusi. Ti bastava essere uno skater, non importava quanto eri bravo o che marca di attrezzature usavi. Nel 1989 tutto questo era cambiato, nel settore si era infiltrata una mentalità un po’ presuntuosa. Non bastava più essere uno skater, bisognava essere uno skater figo.

Alla fine degli anni Ottanta aveva cominciato a spuntare una nuova generazione di vert skater molto creativa: non so se sia stata una rivista, oppure sia venuta da loro stessi, ma si creò una mentalità da ‘noi contro di loro’. ‘Loro’ erano le persone come me, gli skater anziani che erano stati ai vertici negli ultimi anni, i Golia contro i Davide.

Danny Way, Alphonso Rawls e Colin McKay uccisero il vert skate come lo conoscevamo. Presero una direzione completamente nuova, con i loro trick mutuati dallo street skate. Il loro stile era più leggero: Danny e Colin riuscivano sempre a meravigliarmi quando li guardavo skateare. Danny viveva a Rainbow, vicino a Fallbrook, quindi ogni tanto veniva a skateare alla mia rampa. Era di sicuro il più notevole vert skater emergente in quel periodo. Era giovane (probabilmente all’epoca aveva quattordici anni), e anche solo stando in piedi accanto a lui sul terrazzino percepivo il suo talento, e i trick che si facevano largo per uscire alla luce del sole. Danny era piccolino e molto competitivo, a differenza di tanti skater (che, se lo sono, cercano di nasconderlo). Anche se mi ero classificato primo nel campionato mondiale, non ho mai pensato di essere ‘il più bravo del mondo’. Ero cresciuto sentendo sempre demolire il mio stile, nonostante vincessi tutti i contest, quindi non mi consideravo lo skater più bravo. Data la mia posizione in classifica, il modo più veloce di arrivare al top sarebbe stato quello di battermi, quindi le riviste e il pubblico presero la nostra vecchia rivalità e ci costruirono sopra una sfida. Io gareggiavo contro me stesso, per migliorare o almeno provarci. Non ho mai odiato Danny, alla sua età ero esattamente nelle stesse condizioni e quindi potevo comprendere la sua ansia di successo.

Danny skateava per la Powell, prima di abbandonarla per la H-Street. Un altro disertore: il futuro non si preannunciava roseo per la Bones Brigade. Lo street skating era esploso, e quelle due piccole aziende cominciarono a vincere usando tattiche di guerriglia.



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