Ho ammazzato J.F. Kennedy by Manuel Vázquez Montalbán

Ho ammazzato J.F. Kennedy by Manuel Vázquez Montalbán

autore:Manuel Vázquez Montalbán [Montalbán, Manuel Vázquez]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2022-02-01T23:00:00+00:00


A Jacqueline piace passeggiare lungo le rive del fiume artificiale che ogni mercoledì forma meandri intorno alle Galassie, magicamente ingrossato dal talento programmatore di Walter P. Reagan. Le piace cogliere fiori, riempirsene la gonna che tiene sollevata per i lembi, simile a una morbida cesta in cui io, uno dopo l’altro, li lascio cadere. La ragazza intona deliziose melodie dense di nostalgia, con la testa ornata da una ghirlanda vegetale colorata con matite Caran d’Ache.

Una croce, la fredda tomba,

quattro fiori ormai appassiti,

questo è quanto rimane

dei giorni della nostra vita.

Racconta al mondo le tue gioie

non raccontare le pene,

è meglio essere invidiata

che essere compatita.

Allora Jacqueline, mentre si confida con me in spagnolo, fa la voce della doppiatrice di Grace Kelly.

“Mi dica. Mi considera bella?”

“Mi è vietato corteggiare la moglie del presidente.”

“Vietato da chi?”

“Dal mio onore, signora.”

Jacqueline grida mentre dà inizio alle sue corsette nel bosco a cui mi ha abituato dopo tanti mercoledì. Mentre corre, sparge i fiori sulla gramigna che cresce spontanea, sugli appetitosi funghi che non mi permettono di cogliere perché non si fidano troppo della mia perizia micologica, temendo intossicazioni a catena. Invano spiego loro quanto sono buoni i cantarelli con la salsiccia di La Garriga. Reagan non aveva programmato niente del genere, i funghi non erano stati previsti.

Per essere felice mi basta

un libro che mi intrattenga,

due labbra che sorridano

e un bacio che mi sostenga.

“Sa?” dice Jacqueline mentre corre e sembra lasciarsi alle spalle il 53 per cento della corta chioma, “non sono felice.”

Si ferma improvvisamente con gesto studiato.

“Ho tentato tutto, tutto. Mia sorella, la principessa, mi invita a fare crociere con gente favolosa, ma poi rientro a casa e ripiombo nella tristezza.”

“Le crociere sono piacevolissime.”

“Non sa quanto. C’è gente affascinante. Aristotele.”

“Onassis?”

“Una persona magnifica. Mi creda. Non un personaggio. Una persona.”

Afferma appassionatamente Jacqueline con gli occhi chiusi, le spalle protese e il labbro inferiore molto succhiato da quello superiore.

“Ma qui, a Washington, gli incentivi non le mancano. Anche qui c’è gente interessante. Lo stesso presidente.”

“John, interessante? Se lo dice lei. Ma è un mattone. Una barba, glielo giuro. Se le raccontassi. Forse un giorno le racconterò. Lei non sa quanto gli altri siano noiosi. John è una delizia, paragonato agli altri. Soprattutto quel gruppetto di cervelli che si tiene intorno. Qui, tra noi, di cervelli manco l’ombra... Ma faccio la brava e mi trattengo, sa?, perché io conosco il mio dovere. Non sono come certe tizie, e non intendo fare nomi, questo no. Ma se parlassi! Provi un po’ a prendermi!”

Allora, come ogni mercoledì, corriamo fino alle porte del palazzo. Se mi volto, come la moglie di Lot per nostalgia degli orizzonti perduti, scopro immancabilmente che il fiume è scomparso, sostituito da un’impeccabile notte stellata in technicolor della Columbia degli anni quaranta.

Ma non divento una statua di sale.



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