I batteri della felicità by I batteri della felicità (Hoepli 2017)

I batteri della felicità by I batteri della felicità (Hoepli 2017)

autore:I batteri della felicità (Hoepli, 2017)
La lingua: ita
Format: epub
editore: Hoepli
pubblicato: 2018-02-02T00:00:00+00:00


L’effetto dannoso si manifesta nella maggior parte dei casi sotto forma di eruzione cutanea o diarrea.

Nei settant’anni trascorsi dall’introduzione della penicillina sono state sviluppate altre venti classi di antibiotici, ciascuna delle quali colpisce i batteri in maniera diversa. Si tratta dei farmaci prescritti più comunemente, e proseguono gli sforzi per trovare altri composti antibiotici al fine di contrastare una minaccia in continuo mutamento, provocata da batteri in evoluzione. Tuttavia, la vittoria sul nostro maggior avversario naturale – i batteri – è avvenuta nell’ignoranza dei danni collate-rali che gli antibiotici provocano nel percorso di cura. Questi potenti farmaci infatti distruggono non solo i batteri che ci fanno ammalare ma anche quelli che ci mantengono in salute.

Gli antibiotici non sono in grado di colpire un unico ceppo batterico. La maggior parte sono “ad ampio spettro”, cioè uccidono un’ampia gamma di specie. Il che è piuttosto utile per i medici, perché significa che è possibile curare i pazienti per infezioni di qualunque tipo senza sapere esattamente quale batterio stia provocando il problema. Essere più precisi significherebbe fare una coltura e individuare il colpevole, ma si tratta di una pratica lenta, costosa e talvolta impossibile. Anche gli antibiotici più mirati, “a spettro ristretto”, non selezionano il singolo ceppo batterico che provoca l’infezione per poi distruggerlo. Qualsiasi altro batterio appartenente allo stesso gruppo familiare subirà lo stesso destino. Le conseguenze di questo “battericidio” di massa sono più profonde di quanto chiunque abbia mai previsto, compreso Sir Alexander Fleming.

I due lati negativi degli antibiotici – la resistenza e i danni collaterali – uniscono le forze in una malattia spaventosa: l’infezione da Clostridium difficile. Questo batterio ha destato serie preoccupazioni in Inghil-terra a partire dal 1999, quando ha ucciso 500 persone, molte delle quali erano state curate con antibiotici. Nel 2007 quasi 4000 persone sono morte per lo stesso motivo.

Non è un bel modo di perdere la vita. Il Clostridium difficile vive nell’intestino, dove produce una tossina che provoca una diarrea acquosa, inarrestabile e nauseabonda. A tutto ciò si accompagnano disidratazione, tremendi dolori intestinali e una rapida perdita di peso. Anche se le vittime di Clostridium difficile riescono a evitare l’insufficienza renale, devono talvolta sopravvivere al megacolon tossico, che è proprio quello che sembra: l’eccesso di gas prodotti nell’intestino fa sì che il colon si gonfi ben oltre le dimensioni normali. Il rischio, similmente all’appendicite, è che si rompa, ma le conseguenze sono anche più gravi. Con il rilascio di materia fecale e batteri di qualsiasi genere nello sterile ambiente della cavità addominale, le probabilità di sopravvivenza calano in maniera significativa.

L’aumento dell’incidenza di Clostridium difficile e il bilancio delle vittime derivano in parte dalla resistenza agli antibiotici. Negli anni Novanta il batterio ha sviluppato un nuovo e pericoloso ceppo, più resistente e più tossico, diventato poi sempre più comune negli ospedali. Ma c’era anche una causa sottostante, che pone il nostro abuso di antibiotici sotto una luce più cruda e spaventosa. Il Clostridium difficile si trova nell’intestino di alcuni individui senza provocare troppi problemi, pur non essendo certo benefico.



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