I pascoli del cielo by John Steinbeck

I pascoli del cielo by John Steinbeck

autore:John Steinbeck
La lingua: eng
Format: mobi, epub
pubblicato: 2014-05-17T22:00:00+00:00


VIII

Molly Morgan lasciò il treno a Salinas e aspettò tre quarti d’ora la corriera. L’enorme automobile marciò poi senz’altri occupanti che Molly Morgan e l’autista. Disse Molly:

“Non sono mai stata ai Pascoli del Cielo, sapete… Sono lontani dalla strada maestra?”

“Tre miglia circa” rispose l’autista.

“Ci sarà una vettura che possa portarmi nella valle?”

“Ci sarà, se siete aspettata.”

“Ma con qual mezzo si reca di solito la gente nella valle?”

L’autista fece passar la macchina sull’appiattito corpo di un coniglio, con palese soddisfazione. Ma disse:

“Non investo mai nessuno che non sia morto. Di notte, cerco di evitare i conigli che mi corrono davanti ai fari.”

“Si” disse Molly, “ma come potrò fare per recarmi nella valle?”

“Non so, io. Dovrete andarci a piedi, immagino. Così fanno per lo più gli altri.”

Raggiunto il bivio, Molly Morgan prese la sua valigia e scese, non poco demoralizzata. Cominciò a camminare lungo la strada provinciale, poi una vecchia Ford si fermò accanto a lei.

“Andate giù nella valle, signora ?”

“Oh… Si… Naturalmente…”

“Bene, salite allora. Non abbiate paura. Io sono Pat Humbert. Abito nella valle.”

Molly osservò l’uomo sudicio e sparuto che le parlava. “Io sono la nuova insegnante” disse. “Cioè… dovrei esserlo… Non sapete dove abita il signor Whiteside?”

“Sicuro, passo da quelle parti… Egli è il segretario del consiglio scolastico. Sono anch’io nel consiglio, sapete. Ci domandavamo giusto come sareste stata.”

Qui egli rimase imbarazzato dalle proprie parole, e arrossì sotto il sudiciume che gli copriva il collo e la faccia.

“Voglio dire” soggiunse, “l’ultima insegnante che abbiamo avuto ci ha dato un sacco di fastidi. Cioè, era sempre malata, ed era nervosa… Alla fine è andata via perché era malata.”

Molly fece per togliersi un guanto.

“Ho la lettera di presentazione per il signor Whiteside, e debbo andare da lui… Com’è? È un buon uomo o…? Dico, che specie d’uomo è?”

“Oh, vi troverete bene con lui… È vecchio, ed è una persona fine. È nato nella casa dove vive… È stato all’università anche. Buon uomo! Molto buono! È il segretario del consiglio da più di vent’anni.”

Quando Pat Humbert la fece scendere dinanzi alla grande casa di John Whiteside, Molly rimase vivamente impressionata. Ma si fece coraggio, dicendosi che non c’era ragione di aver paura. Essa non aveva che diciannove anni, e pensava che quel l’incontro con un signore sconosciuto per il suo primo posto, avrebbe deciso di tutta la sua vita. Il viale che portava all’ingresso della casa correva tra due siepi di bosso piantato, si sarebbe detto, con l’ammonizione: “Ora, bosso, cresci e moltiplicati, ma non crescere troppo alto e non moltiplicarti troppo, e soprattutto non invadere il viale!”.

La grande casa bianca era imponente. Le persiane gialle erano abbassate a tutte le finestre per non lasciar entrare nelle stanze il sole cocente del meriggio. L’ingresso era costituito da una larga veranda che invitava a salire gli scalini e bussare alla porta.

Molly, pur pensando che da quell’ampio ingresso si poteva giudicare dell’ospitalità della casa, sonò il campanello con esitante timidezza. La porta si aprì, e una maestosa, cordiale donna apparve sulla soglia. “Spero che non siate venuta per cercar di vendere qualcosa” disse la signora Whiteside.



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