I tesori nascosti di Roma by Gabriella Serio

I tesori nascosti di Roma by Gabriella Serio

autore:Gabriella Serio [Serio, Gabriella]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788854168589
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2014-06-16T22:00:00+00:00


UNA DELLE TELE DEL TIEPOLO ALL’HOTEL HILTON

54.

IL FORTE PRENESTINO

Degustare un buon bicchiere di vino in una vecchia polveriera o in una cella sotterranea, non è un’esperienza comune. La possono vivere quei romani che decidono di partecipare ad alcune manifestazioni che occasionalmente sono organizzate al Forte Prenestino dal centro sociale che lo gestisce. E così è capitato che una sera mi trovassi a sorseggiare con poeti, scrittori, artisti, intellettuali e performer, che hanno dato vita a interessanti dibattiti e a spettacoli. Ma, alla fine, il protagonista principale è diventato l’inconsueto scenario, l’ex fortezza che per la maggior parte degli abitanti della città è più che altro un posto frequentato da ragazzi.

In pochi sanno, infatti, che il Forte Prenestino, nel quartiere di Centocelle, fa parte di un capitolo poco conosciuto della storia romana, è un tassello di un vasto sistema difensivo comprendente ben quindici forti e quattro batterie, tutti realizzati alla fine dell’Ottocento dal Regno d’Italia dopo la Breccia di Porta Pia. Oggi passano inosservati ma esistono ancora: molti di essi, ristrutturati nel corso degli anni, continuano a svolgere funzioni militari; altri, sebbene ceduti dal Demanio dello Stato al Comune, sono lasciati all’abbandono e versano in condizioni di notevole degrado. Forte Prenestino, da questo punto di vista, rappresenta un’eccezione del tutto particolare.

L’edificazione dell’intero complesso difensivo, che allora si trovava in aperta campagna, avvenne con grande rapidità tra il 1877 e il 1891. Con il Regio Decreto dell’Ottobre del 1877, si riteneva infatti urgente proteggere Roma, nuova capitale d’Italia, da possibili attacchi nemici in seguito a sbarchi sul litorale tirrenico. Si decise quindi di creare un “campo trincerato” permanente tutt’intorno alla città per uno sviluppo di 40 chilometri, e distante appena 4-5 dalle mura Aureliane. Ciascuna struttura, di tipo prussiano – con terrapieno addossato al muro esterno e fossato asciutto, come si vede benissimo al Prenestino – venne posta a intervalli regolari di 2-3 chilometri, per controllare strategicamente le strade consolari, naturali punti d’accesso all’Urbe. Da qui, i nomi della maggior parte dei forti: Prenestino, Tiburtino, Appia Antica, Portuense, Trionfale. In altri casi, ma più raramente, la denominazione si riferì al toponimo della località dove il fabbricato era ubicato. Così per i forti Monte Mario e Monte Antenne.

Come è sempre accaduto da noi anche a quei tempi non mancarono lunghe polemiche e aspre critiche al progetto. Non convincevano, per esempio, le giustificazioni di strategia militare, data la lontananza di Roma da porti che consentivano l’attracco di una flotta da guerra. La nuova cinta fortificata, poi – sostenevano i contestatori – non avrebbe potuto garantire, in caso di accerchiamento, l’autosufficienza alimentare perché troppo vicina al centro abitato.

Il governo, comunque, non fece marcia indietro e il progetto fu realizzato, malgrado l’entità degli stanziamenti necessari. La spesa finale ammontò a 32 milioni di lire, soldi che per molti, tra cui Garibaldi, sarebbe stato meglio destinare al finanziamento di lavori più urgenti, quali la bonifica dell’Agro romano e, in particolare, la costruzione dei muraglioni del Tevere atti a risolvere, una volta per tutte, il problema millenario dei ricorrenti straripamenti.



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