icerbox Giraudoux bugiarda by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

IX

L’antivigilia della partenza Gaston aveva voluto portare egli stesso l’automobilina giocattolo all’indirizzo fornitogli dall’agenzia incaricata di seguire Nelly. L’aveva estirpata dalla sua macchina, come fosse stata la figlia dell’enorme automobile, quasi un parto. Quando vide l’autista riportarla indietro con l’aria abbattuta, previde subito il peggio. Non che il bambino fosse morto; ieri Nelly era stata particolarmente gaia. Né che non gli piacessero le automobili. Si trattava, come gli riferì subito la portinaia, del fatto che nella casa non vi fossero bambini. O meglio, ce n’erano due che stavano giocando nel corridoio della portineria. Gaston poteva vederli: uno tutto rosso con il labbro leporino e uno tutto sporco che si chiamava Cecello. Marcello, evidentemente. Gaston si avvicinò cautamente: vide l’albero nel cortile, vide il calzino nero sull’albero del cortile, e fu certo che il suo occhio inquadrasse una traccia della tenerezza di Nelly; allontanò con la mano i due bambini – come sono leggeri i bambini – per entrare nello sgabuzzino della portinaia, e seppe che la signora che veniva tutti i giorni si chiamava Signora Reginald e il signore il Signor Reginald. Seppe che, nonostante una lodevole perseveranza quotidiana, non avevano ancora figli («È giovane» disse Gaston per far ridere la portiera, che effettivamente rise della battuta) e che se fosse tornato verso le cinque li avrebbe trovati di sicuro. Sarebbe stata la prima visita, per loro, da sei mesi che venivano tutti i giorni. Gaston era ancora in dubbio.

«Forse mi sbaglio» disse. «La signora Reginald è bionda o bruna?».

«Eccola» disse la portinaia. «Mio figlio, che è fotografo e viene tutte le domeniche, l’ha presa un giorno mentre lei arrivava, a sua insaputa».

Gaston vide Nelly, in veste di madre, ma con un viso che non conosceva. Tutto ciò che aveva sognato di scorgere un giorno in Nelly – inconsciamente, dato che la trovava perfetta – era in quel ritratto. Su quel volto vi erano la dolcezza, la sottomissione e la felicità accumulate in una pasta così forte che il figlio della portinaia aveva potuto staccarne uno strato senza che vi mancasse nulla. Un vento la sospingeva. Stava sull’orlo del marciapiede come su una prora. Proprio così. Nella sua totale ignoranza delle statue greche, Gaston rammentava soltanto la parte che mancava loro, ma non poté impedirsi di pensare che ella aveva la testa, le braccia e i piedi della Nike di Samotracia. Non c’era alcun dubbio: la donna che egli adorava, dura, indifferente, era tenera, appassionata, semplice. Ma non lo era per lui. Non vi era nulla di lei, fino alla gamba sollevata a metà, che non volesse significare: io salgo. Salgo dalla noia verso l’unica occupazione. Salgo dal fango verso l’amore. Salgo al disopra di Gaston, il mio piede sinistro è ancora su Gaston ma sta per lasciarlo. Una volta lassù, solleverò la mia scarpa più in alto, perché ho camminato sopra Gaston. Guarda, Reginald, come il sorriso lava il volto che ha baciato Gaston, osserva come il nero che indosso con un piccolo foulard al collo scolora le impronte che Gaston ha lasciato sul mio corpo… Gaston riconosceva il piccolo foulard, era di color porpora.

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