icerbox Marchi Kobane by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

12.

Le due giovani donne di guardia all’accampamento li avevano avvistati da lontano. Urlavano parole che il vento portava lontano e tenevano i fucili puntati nella loro direzione. Una stringeva tra le mani un binocolo con cui osservava il gruppetto avvicinarsi.

Delal e Aniya avrebbero voluto fermarsi, ma Fedakar senza scomporsi continuò a camminare. Tirò fuori una bandiera curda, grande poco più di un fazzoletto, e cominciò a sventolarla. Forse era un segnale convenuto, ripetuto tante altre volte in situazioni simili. Ma le due soldatesse rimasero immobili, con le armi spianate. In quel momento il silenzio dell’alba fu lacerato da un fischio prolungato, come quello di un arbitro che segnala un fallo. Subito arrivarono di corsa altre quattro ragazze, poco più grandi di Delal e Aniya. I loro volti erano segnati dal sole, i capelli raccolti sulla nuca.

Sorrisero al nuovo venuto.

– Come stai? Non ti aspettavamo.

– Non ho potuto avvisarvi. Devo parlare con Hediya, la vostra comandante. Ho un messaggio per lei da parte di Nesrin –. Poi aggiunse, quasi con indifferenza: – Queste sono Aniya e Delal. Mi trovo qui per loro.

Le soldatesse perquisirono le due ragazze, con tocchi leggeri lungo il corpo, come se si scusassero di doverlo fare. Ma erano le regole. Risero nel vederle bardate in quel modo.

– Toglietevi i mantelli e il velo. Qui non servono.

Una di loro disse qualcosa in un walkie-talkie e poco dopo furono condotti dalla comandante.

La trovarono intenta a parlare dei rifornimenti di cibo e acqua con la responsabile della logistica del campo. Discutevano animatamente ma con il sorriso sulle labbra. Poi la comandante la congedò e andò verso di loro. Era una donna robusta, bassa, con i capelli corti e un piglio sicuro. Sembrava più grande delle altre, forse aveva una trentina d’anni. Teneva in mano una piccola ricetrasmittente. – Benvenuto, Fedakar. So che hai un messaggio da parte di Nesrin. Come sta, innanzitutto?

– Meglio, almeno a quanto dice il fratello, che mi ha pregato di consegnarti questa –. L’uomo le porse la lettera.

– Entra. Voi ragazze sicuramente avrete fame. Andate a fare colazione. Ci rivediamo tra poco –. Rivolse un cenno a una giovane in divisa che le accompagnò verso un altro edificio da cui provenivano voci allegre.

La comandante aveva intuito che il problema erano le due ragazze. Se erano arrivate al campo senza preavviso all’alba, ci doveva per forza essere una ragione seria. Ma non voleva discutere in loro presenza. Fece accomodare Fedakar nel suo ufficio.

Quando ebbe letto la lettera, una ruga di preoccupazione, forse anche di disappunto, le solcò la fronte.

– Lo sai che non accettiamo minorenni. Qui si combatte, si rischia la vita ogni giorno – disse gettando il foglio sulla scrivania.

– Devi decidere tu: io le ho solo accompagnate, non ho chiesto nulla e non so nulla. Ma se Nesrin ti ha scritto, avrà avuto i suoi motivi.

– Una delle due è la sorella di Leyla, una nostra martire. Non vogliamo distruggere le famiglie. Perdere una figlia è una tragedia, perderne due sarebbe insopportabile. Nesrin dice che l’altra fugge dal marito.

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