icerbox Marchisio 3tempo by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

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Per chi come me è appassionato di calcio e ha abusato della televisione generalista negli anni Novanta, c’è un programma che rimarrà per sempre nella leggenda: Mai dire Gol. Tutti quelli della mia generazione, così come di quelle immediatamente precedenti, non possono dimenticarlo. Condotta dal trio comico Gialappa’s Band, la trasmissione vide alternarsi negli anni veri e propri miti come Aldo, Giovanni e Giacomo, Paola Cortellesi, Gioele Dix, Paolo Hendel, Ugo Dighero, Teo Teocoli. Si ribaltava completamente lo sguardo sul mondo del calcio, rivoltando come un calzino i programmi sportivi seriosi e tecnici che imperversavano su tutte le frequenze per passare allo scherzo continuo, mettendo in vetrina tutte le gaffe, gli errori sui campi, le interviste scomposte dei protagonisti di mezzo mondo. Nascevano personaggi straordinari che poi sono entrati a tutti gli effetti nella cultura popolare di massa del nostro paese e ancora oggi vengono citati e «utilizzati». Lì sono nati termini come «gollonzo» o rubriche mitiche come «Vai col liscio», che raccoglieva tutte le papere del calcio europeo mettendole in fila con una musichetta assurda in sottofondo. Spesso, a forza di ridere, mi uscivano letteralmente le lacrime dagli occhi e mi esplodevano gli addominali. Negli ultimi anni, penso di essere stato uno dei primi iscritti al gruppo Facebook «Rivogliamo Mai dire Gol».

Tra i tanti eroi minori che quel programma ci fece conoscere ce n’era uno che divenne noto in Italia esclusivamente per il fatto di essere «preso di mira», sempre in maniera divertente e leggera, da Peo Pericoli, personaggio interpretato da Teo Teocoli: John Fashanu. Era un attaccante che giocava nella Premier League inglese e che non sempre brillava per la fattura dei suoi gesti tecnici, proprio per questo era diventato una delle icone di Mai dire Gol. Il solo nome evocava la risata, in un riflesso automatico e incontrollabile. Tutti i ragazzi in quegli anni lo conoscevano e in qualche modo, seppur quasi sempre con l’intento di ridere delle sue papere, ne sapevano emulare le gesta sui campetti di provincia. C’era sempre un «Fashanu» tra gli avversari, e il compagno che sbagliava il gol facile si beccava un «sembri Fashanu» come rimbrotto scherzoso. Allora non sospettavo minimamente che un giorno mi sarei di nuovo imbattuto in quel nome per un motivo molto meno allegro.

John Fashanu, infatti, come ho scoperto anni dopo, aveva un fratello di nome Justin, anche lui calciatore, anche lui attaccante. Tecnicamente forse era anche più forte, ma questo importa poco. Il motivo per cui Justin Fashanu merita di essere ricordato è che fu il primo calciatore professionista a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità. Fu quasi costretto a farlo, ma questo gesto gli stroncò la carriera e, pochi anni dopo, la vita.

Durante la sua permanenza nel Nottingham Forest, allora una delle squadre più blasonate d’Europa, Justin viene immediatamente preso di mira da allenatore e compagni per le sue frequentazioni e per la sua vita notturna. A lui piaceva divertirsi e fare festa, e più di una volta era stato avvistato in un gay bar della città.

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