icerbox Mormile Mare by Unknown

autore:Unknown
Format: epub
pubblicato: 2021-01-06T16:00:00+00:00

Delle rotaie, delle traversine, del più e del meno

L’estate arrivò in un baleno e irruppe con la forza di una stagione da non dimenticare.

Erano successe tante cose a bipedi e quadrupedi, alcune oggettivamente importanti, altre apparentemente secondarie ma cariche di potere trasformativo. In ordine sparso:

– L’avvocato Bentivoglio aveva comprato una dozzina di sandali, rigorosamente rasoterra;

– Ida aveva ripreso a insegnare, fottendosene della didattica;

– Il giudice Sciacca era stato eletto fuori sede, si fa per dire;

– La Cristina aveva finito la radioterapia e comprato un costume total black e un po’ retrò;

– La vedova Allegra aveva trovato un equilibrio tra l’età biologica e le aspirazioni tardive;

– La petite Carlà si era conquistata le simpatie condominiali con guaiti da gattina in amore;

– Andrea Benatti aveva rinunciato a mimetizzare la calvizie con riporti che la sputtanavano al primo colpo d’aria;

– La Serra aveva collezionato l’ennesimo composé e dato un taglio al carré di mezza lunghezza.

Solo le due donne che abitavano le fantasie dell’ingegner Benatti erano sfuggite alla legge del cambiamento e non avevano modificato di una virgola il minimo e il massimo che si piccavano di rappresentare. Inalterate, come il sorriso di Babu, le spese condominiali, le piante dell’ingresso e la presenza, non più saltuaria, di un ragazzo di colore nell’attico dell’ultimo piano.

A un anno e mezzo dal suo arrivo e a due da quando aveva lasciato sua madre, Anbessa aveva fatto l’abitudine al doppio binario e imparato che solo nei cartoni animati i treni scivolano come i catamarani su un lato. La sua strada ferrata, come quella di tutti, era segnata dalla rotaia dei grandi eventi e da quella riservata alle vicende quotidiane anche se, a ben vedere, lo straordinario sembrava avere intaccato persino i gesti usuali.

Neanche lui sapeva più se Ida, la Bentivoglio e il giudice Sciacca fossero luci di una buona stella o il bilanciamento dovuto di ciò che aveva attraversato. Sta di fatto che in poco tempo era entrato nel cerchio magico di una protezione inaspettata e l’ingresso nel condominio di Roma Nord non era meno sorprendente del suo ritorno a Lampedusa o dell’arresto sventato nello sgombero di piazza Indipendenza.

Una cosa sola non riusciva a tenere sotto controllo, il pensiero di sua madre, e su di lei cadeva di peso come faceva in Eritrea, a fine giornata. Nonostante i contatti telefonici e la disponibilità di un amico a fare da ponte, ci misero un bel po’ a normalizzare le comunicazioni che finivano sempre allo stesso modo: o piangeva l’una o l’altro. Perché davanti alla commozione di sua madre, Anbessa perdeva piede, annaspava in maniera confusa e le mandava foto e cuori che l’uomo-ponte aveva una certa difficoltà a recapitare, finché fu stabilito che un giorno al mese l’avrebbe invitata a casa sua, per parlare con suo figlio guardandolo in faccia. La prima volta, seduti davanti a un computer col Mare di Tutti di mezzo, si rividero dopo un buco di mesi, quelli necessari ad arrivare sufficientemente lontano. Avevano tanto da dirsi, ma carezzarono contemporaneamente lo schermo, prima di riuscire a parlare.

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