icerbox Morrison parola by Unknown

autore:Unknown
Format: epub
ISBN: 9788893428996

Nessuno, credo, ha mai negato che il sermone sia pensato per essere profetico, ma sembra sia passata inosservata la natura del peccato – quel peccato che deve essere distrutto a tutti i costi. La Natura? Un peccato? Il termine non si applica. Il capitalismo? Forse. L’avidità alimentata dal capitalismo si prestava inesorabilmente alla corruzione, ma è probabile che non fosse di per sé peccaminosa agli occhi di Melville. La parola «peccato» suggerisce un oltraggio morale nei limiti della capacità di un uomo del Nuovo Mondo di porvi rimedio. Il concetto di superiorità razziale calzerebbe a pennello. È difficile leggere quelle parole («distrugge ogni peccato», «patriota soltanto del Cielo») e non avvertire in esse la descrizione di un Achab diverso. Non un adolescente nei panni di un adulto, un egocentrico delirante, o la «pianta esotica» che V.L. Parrington riteneva fosse Melville. E nemmeno una voce liberale moralmente limpida, costretta ad adattarsi, a cercare un equilibrio, un compromesso con le istituzioni razziali. Un altro Achab, invece: l’unico maschio bianco americano abbastanza eroico da cercare di uccidere il mostro che stava divorando il mondo così come egli lo conosceva.

Un altro capitolo su cui questa lettura getta nuova luce è il 42, «La bianchezza della balena». Melville si sofferma sull’importanza fondamentale del suo sforzo di dire qualcosa di indicibile in questo capitolo. «Quasi dispero», scrive, «di renderlo in forma comprensibile. Era la bianchezza della balena che sopra ogni altra cosa m’inorridiva. Ma come posso sperare di spiegarmi… Eppure, magari in qualche modo incerto e fortuito, devo spiegarmi, o tutti questi capitoli potrebbero finire in nulla» (corsivi miei). La lingua di questo capitolo spazia tra immagini benevole e meravigliose della bianchezza e la bianchezza come sinistra e sconvolgente. Dopo avere dissezionato l’ineffabile, conclude: «Perciò, […] pur simboleggiando col bianco qualsiasi cosa grandiosa o benigna, non c’è uomo che possa negare che nel suo significato ideale più profondo esso evochi nell’anima una particolare apparizione». Sottolineo «significato ideale» per enfatizzare e rendere chiaro (ammesso che sia necessario illustrare tanta chiarezza) che Melville non sta esplorando gli individui bianchi, bensì la bianchezza ideale. Quindi, dopo avere informato il lettore della sua speranza «di far luce su qualche casuale indizio che ci conduca alla recondita causa da noi cercata», tenta di catturarla. Di fornire la chiave della «recondita causa». Lo sforzo che dedica all’impresa è titanico. Non vi riesce. E nemmeno noi. Tuttavia, in un linguaggio non figurativo, individua gli strumenti immaginativi necessari per risolvere il problema: «Sottigliezza ricorre a sottigliezza, e senza immaginazione nessuno può seguire un altro per questi corridoi». E nell’osservazione conclusiva si riverbera il trauma personale. «Benché […] questo mondo visibile [colorato] sembri plasmato nell’amore, le sfere invisibili [bianche] furono plasmate nella paura.» La necessità della bianchezza in quanto stato «naturale» privilegiato, la sua invenzione, fu davvero plasmata nella paura.

«La schiavitù», scrive Rogin, «confermava l’isolamento di Melville, stabilito in maniera decisiva con Moby Dick, dalla coscienza dominante della sua epoca.» Non concordo con questa affermazione e osservo che l’ostilità e il disgusto di Melville nei confronti della schiavitù avrebbero trovato compagnia.

scaricare

Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.