icerbox Patino pesce by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

La fabbrica del reale

Eli Pariser ha sviluppato il concetto della bolla di filtraggio nel suo libro Il filtro, apparso nel 2011 (la versione italiana è stata pubblicata nel 2012, N.d.T.). Vi denunciava la selezione operata dagli algoritmi di personalizzazione delle piattaforme quando scelgono le informazioni da sottoporre all’utilizzatore.

Gli algoritmi comportamentali non sono tutti uguali, ma quelli dei social uniscono in genere diverse cronologie di dati su cui basare i loro suggerimenti: il comportamento passato dell’utilizzatore (si pensa che lo voglia riprodurre); quello di utilizzatori che hanno punti in comune con lui (si ritiene che si comporterà come una persona con gusti o opinioni simili); l’associazione tra contenuti vicini (si pensa che l’interesse manifestato diverse volte per un tipo di contenuto segnali un interesse costante, perennemente assetato di contributi); e infine i contenuti più popolari per l’insieme degli utilizzatori (si scommette sul fenomeno di accettazione sociale). Il peso rispettivo dell’uno o dell’altro criterio viene mantenuto confidenziale dai social, che vi includono anche dati di carattere commerciale.

Per Pariser, gli algoritmi imprigionano l’utilizzatore in una bolla di informazioni che lo rinchiude nella sua visione del mondo e lo «indottrina, inculcandogli le proprie opinioni». I temi e soggetti coperti dalle grandi piattaforme sociali non si limitano però all’informazione, e poco per volta finiscono per costruire tutto il contesto di un utilizzatore, e quindi il suo rapporto con la realtà. Come precisa Eric Sadin, «si tratta di creare una realtà che sia conforme a noi, per immergerci il più a lungo possibile e il più spesso possibile in quell’universo. Questi metodi computazionali sono dotati di una vocazione singolare e inquietante: dire la verità».

Invitato a esprimere il suo concetto di realtà, lo scrittore Philip K. Dick, che aveva costruito numerosi universi paralleli in racconti, distopie, ucronie, sogni allucinatori, trovò nel 1978 solo una definizione per assurdo: «La realtà è quella cosa che non scompare quando smettete di credere a essa. Non trovo una definizione migliore». E aveva finito per ammettere: «Ma la realtà è innanzitutto personale».

Fu uno dei fondatori dell’etologia, il tedesco Jakob von Uexküll, a elaborare per primo la teoria dell’Umwelt, la realtà soggettiva. Lavorando in particolare con le zecche, Uexküll ha dimostrato che ogni specie ha un senso della realtà del tutto diverso da quello delle altre specie. Nessuna Umwelt è comparabile, perché ciò che viene percepito è legato alle predeterminazioni della specie. Ma è una realtà sotto ogni punto di vista. Ciò che è visto è legato a quello che è necessario per la sopravvivenza, o a ciò che la minaccia. La zecca non percepisce la stessa cosa dell’uomo, che a sua volta è incapace di sentire ciò che prova il cane. L’Umwelt si oppone all’Umgebung, la realtà globale, inaccessibile a tutti, infinita.

La realtà è un’esperienza. La solidarietà collettiva e il destino comune nascono dalla costruzione di un’esperienza condivisa. I media e le strutture educative, in particolare, oltre alle loro missioni dirette (informare, insegnare) esistono per accentuare, superare la frontiera della percezione individuale e contribuire alla creazione di una stessa realtà da parte della comunità umana.

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