icerbox Rickstad delitti by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

Capitolo trentadue

Erano passate da poco le quattro del mattino quando Test rincasò. Lei e North si erano lavorati Brad, poi avevano rivisto le annotazioni. North era un bravo detective. Meticoloso. Non c’era da stupirsi. E, fortunatamente, essendo entrambi impelagati nelle minuzie del caso, nonché sfiniti, non aveva tirato in ballo quanto avvenuto a casa di King, quando lei aveva estratto la pistola.

Nell’ingresso, Test si tolse il cappotto e lo lasciò cadere a terra, poi si accasciò distrutta contro la parete. Tremava solo all’idea di fare le scale. Sarebbe riuscita a addormentarsi anche sdraiata lì, sul pavimento di ardesia.

Lanciò gli stivali verso la fila ordinata di scarpe di Claude e dei bambini. Sbadigliando, si trascinò in cucina con i pugni premuti contro la parte bassa della schiena indolenzita. Si accorse di essere affamata oltre che esausta, così accese la luce e strizzò gli occhi per l’improvviso chiarore, mentre apriva l’anta del frigorifero in cerca di qualcosa che soddisfacesse la sua pancia vuota.

Le giunse alle spalle un rumore di piedi strascicati. Si voltò.

Claude era appoggiato allo stipite della porta e la fissava.

«Scusa, non volevo svegliarti», disse lei.

«Non mi hai svegliato». Anche lui aveva l’aria esausta e Test si chiese se i bambini si fossero comportati bene. A volte Claude era troppo morbido e quando i piccoli erano d’umore particolarmente vivace e dispettoso, se ne approfittavano e lo massacravano.

Era felice di vederlo, ma aveva bisogno di mettere qualcosa sotto i denti e bere un goccio d’acqua prima di collassare.

«Sonja», disse lui.

«Fammi mangiare un boccone prima», gli rispose slacciandosi la fondina e sbattendola sul bancone con un tonfo, prima di tornare a curiosare nel frigo. Aveva bisogno di qualcosa di nutriente. Ma la lunga giornata, lo stress, uniti al buio e al freddo, le avevano scatenato una voglia matta di carboidrati. Scrutò lo sformato che Claude aveva preparato tre sere prima. C’erano vasetti di yogurt, formaggio in fiocchi e budino. Una fetta di formaggio Cheddar avvolto nel cellophane, che trasudava. Un cespo di lattuga che stava marcendo sui bordi, pomodori molli, un pezzo di radice di zenzero, una testa d’aglio. Niente di invitante, tranne una porzione di torta al cioccolato che Claude aveva portato a casa dall’inaugurazione della sua mostra a Cambridge diversi giorni prima. Doveva essersi indurita. Tuttavia… La glassa la tentava. Se solo Claude l’avesse buttata via come gli aveva chiesto. Se non fosse stata ancora lì, lei non avrebbe ceduto alla tentazione.

«Al diavolo, mi mangio la torta», esclamò e la tirò fuori.

«Sonja», ripeté Claude.

Lei richiuse il frigorifero e tolse la pellicola dal piatto.

Spezzò la torta con le dita e l’addentò.

Era secca. Ma la glassa rimaneva sublime.

Claude continuava a fissarla. Lo sguardo compassionevole. E non solo. Triste.

«Sonja», tentò di nuovo. L’espressione del suo viso rivelava più della stanchezza. Era angoscia.

Le passò l’appetito e posò la torta sul ripiano. «Che c’è? Cos’è successo?». Lui fece una faccia seria. «Per favore, dimmelo», lo implorò.

Il cuore le batteva all’impazzata. «È successo qualcosa ai bambini?», chiese. E a quel punto capì. Il silenzio in casa. Era così stravolta quando era entrata che non lo aveva notato.

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