icerbox Strugatzki Picnic by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

Richard H. Noonan, cinquantun anni, responsabile dei rifornimenti di materiale elettronico alla filiale di Marmont dell’Istituto delle civiltà extraterrestri

Richard H. Noonan sedeva al tavolo nel proprio ufficio e disegnava diavoletti sull’enorme taccuino degli appunti di lavoro. Intanto sorrideva con aria comprensiva e accennava di tanto in tanto con la testa, senza ascoltare il proprio visitatore. In realtà aspettava una telefonata, mentre il visitatore, il dottor Peelman, lo redarguiva fiaccamente. O forse immaginava di redarguirlo. O voleva costringersi a credere di redarguirlo.

«Terremo conto di tutto questo, Valentin» disse infine Noonan, finendo di disegnare un diavoletto, il decimo, per l’esattezza, e chiudendo di colpo il blocco. «In effetti, è un’indecenza».

Valentin allungò la mano sottile e fece cadere accuratamente la cenere nel posacenere.

«E di cosa in concreto terrete conto?» si informò con gentilezza.

«Di tutto quello che ha detto» rispose allegro Noonan, appoggiandosi alla spalliera della poltrona. «Sino all’ultima parola».

«E che cosa ho detto?»

«Questo non ha importanza» disse Noonan. «Qualsiasi cosa lei abbia detto, verrà presa in considerazione».

Valentin (il dottor Valentin Peelman, premio Nobel ecc.) sedeva davanti a lui in una poltrona profonda, piccolo, elegante, accurato, neanche una macchiolina sulla giacchetta scamosciata, neanche una piegolina sui pantaloni attillati, una camicia di un candore accecante, una severa cravatta monocolore, scarpe scintillanti, un sorrisetto maligno sulle labbra pallide, enormi occhiali neri che gli nascondevano gli occhi, capelli neri a spazzola sulla fronte larga e bassa.

«Secondo me, fanno male a pagarle il suo stipendio da capogiro» disse. «Non solo, ma secondo me lei è anche un sabotatore, Dick».

«Sch-ch» sibilò Noonan. «Per l’amor di Dio, non urli così».

«Anzi» proseguì Valentin. «È già parecchio tempo che la osservo: secondo me, lei non lavora affatto…»

«Un minuto!» lo interruppe Noonan e agitò un dito roseo e grassottello. «Come sarebbe a dire: ‘Non lavoro’? C’è forse un solo reclamo che non sia stato esaminato?»

«Non so» disse Valentin e di nuovo fece cadere la cenere. «Arriva dell’attrezzatura buona, ne arriva di cattiva. Quella buona arriva più spesso dell’altra; e cosa ci faccia lei qui, non so».

«Be’, ecco, se non ci fossi io» obiettò Noonan «l’attrezzatura buona arriverebbe più raramente. Per non dire che voi scienziati passate il tempo a rovinare l’attrezzatura buona e poi reclamate; e chi vi copre allora? Ecco, per esempio…»

Il telefono squillò e Noonan, dimenticando immediatamente Valentin, afferrò il ricevitore.

«Mister Noonan?» chiese la segretaria. «È di nuovo il signor Lemchen».

«Me lo passi».

Valentin si alzò, spense la sigaretta nel posacenere, portò due dita alla fronte in segno di saluto e uscì, piccolo, dritto e snello.

«Mister Noonan?» nella cornetta risuonò una voce conosciuta e lenta.

«Sì».

«Non è facile trovarvi sul posto di lavoro, mister Noonan».

«È arrivata una nuova partita…»

«Sì, lo so già. Mister Noonan, ho poco tempo e ci sono questioni che è assolutamente necessario vagliare insieme. Parlo degli ultimi contratti del Mizubisi dancing. L’aspetto giuridico».

«A sua disposizione».

«Allora, se non ha nulla in contrario, tra una mezz’ora nell’ufficio del nostro reparto. Le va bene?»

«Perfetto. Tra trenta minuti».

Richard Noonan attaccò il telefono, si alzò e, strofinandosi le mani gonfie, attraversò l’ufficio. Si mise persino a canticchiare un motivetto alla moda, ma prese subito una stecca e rise bonariamente di se stesso.

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