icerbox Watt paziente by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

Cinque

Quella sera Tracey si fermò fino alle nove. A quell’ora il reparto era piuttosto tranquillo. Si mise sul mio letto e restò seduta sopra le lenzuola a leggere, mentre io stavo sdraiato su un fianco con la testa sul suo grembo. Le infermiere non vi prestarono attenzione. Starmene su un fianco era una sorta di sfida nuova dopo tutte quelle settimane che avevo trascorso sdraiato di schiena. Era una sensazione speciale. Sentire il profumo di lei vicino a me. Il suo calore sul mio viso.

C’è una fotografia della bacheca nell’appartamento che abbiamo condiviso quando ci siamo incontrati in università a Hull verso la fine del 1981. Vota Laburista, nove giugno, il bacio di Robert Doisneau. La copertina del secondo singolo degli Smiths. Arthur Miller. Una scatola di fiammiferi Swan Vestas. La copertina di Paris Blues (“la storia dolorosa di un uomo che cerca una via di fuga in un mondo fatto di locali clandestini, droghe, ardente musica jazz”). Eddie Cochrane. Un volantino per Welcome Home di Tony Marchant. Vivien Goldman. Un modulo di versamento. Una foto del Humber Bridge e una tabella degli orari dell’intercity Hull-Brough-Goole-Londra. Una bolletta del telefono. Una lista di scrittrici. Un kit di cucito. Una chiave.

Siamo noi quei due? Oppure, chi volevamo essere? Ci vedo sempre uguali. Come se fossimo per sempre due ragazzi di diciannove anni. Io che parlo dall’altoparlante della Hull University Union quel primo giorno e dico, “Se Tracey delle Marine Girls è nell’edificio è pregata di venire alla reception adesso”. E lei mi comparirà sempre davanti con addosso un paio di scarpe a tacchi a spillo rosse e rigate, e io per presentarmi dirò, “Lavoriamo per la stessa etichetta. Hai con te una chitarra?”. Eravamo entrambi ragazzini che suonavano in una band e fu questo a unirci, oltre alle cose che avevamo in comune e a quelle che entrambi osteggiavamo. Ci fu subito intimità, anche se venivamo da famiglie molto diverse. Lei mi sembrava semplice e diversa dalle altre ragazze agitate con cui ero cresciuto.

In alto, nell’angolino a sinistra, c’è una foto di noi due scattata da uno dei miei professori (fotografo part-time) durante un pomeriggio in cui realizzammo il primo scatto pubblicitario per la band che formammo. Io: Levi’s 501, calzini bianchi, scarpe di camoscio, pesante maglione nero, cappello di velluto. Tracey: gonna con disegni astratti stile anni Cinquanta, calzini bianchi, scarpe slip-on a puntini neri, felpa verde con le maniche tagliate, cerchietto. Guarda verso il basso mentre io fisso la camera. Sembriamo fuori posto e questo probabilmente spiega perché non usammo mai la fotografia. Siamo la generazione post punk e sediamo con le gambe incrociate sul puf indiano del mio professore con alle spalle una pianta tropicale e un cavallino a dondolo in stile vittoriano. Sembriamo carichi e di cattivo umore; cosa che non sorprende, visto le circostanze.

Passai da casa di Tracey una mattina, prima che cominciassimo a uscire insieme, e la trovai che dormiva avvolta nella sciarpa che le avevo prestato la sera prima. Le persone dicono che siamo sempre stati una coppia formidabile.

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