Il Cabalista Di Praga by Marek Halter

Il Cabalista Di Praga by Marek Halter

autore:Marek Halter [Halter, Marek]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Historical, Fiction
ISBN: 9788854135970
Google: PmYpagtUrksC
Amazon: 8854147648
editore: Newton Compton
pubblicato: 2012-06-14T22:00:00+00:00


Io e Bachrach ci alzammo. Lei stava sulla soglia di una porta che si apriva in mezzo ai paramenti della stanza e che non avevo visto. Per un breve istante, mi sembrò che fosse uno dei personaggi intorno a Mosè durante la fuga dall'Egitto. Aveva lo stesso viso pallido, il corpo gracile nascosto sotto un vestito lungo, appena stretto sotto il petto, e il cui velluto verde formava delle pieghe dai riflessi di un grigio serico. Delle occhiaie profonde segnavano il suo sguardo. Gli occhi erano assenti, agitati dallo scintillio combattivo della sua determinazione e allo stesso tempo dalla fiamma febbrile di uno sconforto così intenso che la mia gola si chiuse a tutte le parole che avrei voluto dire.

Ciò nonostante, si avvicinò con grazia, con un passo che sembrava aver trovato un nuovo equilibrio, come se, a forza di andare e venire in quella casa principesca, avesse acquisito un'eleganza spontanea.

Tese la mano destra a Bachrach, che la baciò teneramente. Poi fummo l'uno di fronte all'altra.

Non fui in grado di fare un gesto o di dire una parola. Da vicino, il pallore di Eva testimoniava il suo sfinimento. Mi ricordai delle prime parole di Bachrach: «Passa delle brutte notti...». Sì, aveva le labbra trasparenti, le tempie arrossate dalla febbre e la sua pelle, così sottile, brillava sugli zigomi di un pallore malaticcio.

Scossi involontariamente la testa, come si fa davanti a qualcosa che ci rattrista. Un movimento che lei capì subito. Le lacrime le riempirono gli occhi. Mormorò il mio nome. Due volte. Come si invoca in preghiera. E in un lampo la strinsi a me.

Allacciò le braccia intorno al mio collo, vi si lasciò andare con tutto il corpo, che non pesava nulla. Chiusi gli occhi, preso dalle vertigini, e credetti di sprofondare sotto al suo slancio. L'abbracciai e la sostenni. Il suo respiro mi bruciava il collo, lo bagnava di singhiozzi silenziosi. Impiegai qualche secondo a capire che il tremore convulso che faceva vibrare il ventre e il petto proveniva da lei. Attraversava i pesanti tessuti come fossero di cotone sottile. Erano gli spasmi di un terrore totale.

Aprii le palpebre. Bachrach ci aveva voltato le spalle e guardava fuori dalla finestra. Volevo allontanare dolcemente Eva. Si scansò da sola, di scatto, presa dalla stessa violenza con cui mi aveva abbracciato.

Dette un'occhiata in direzione di Bachrach, prima di dirmi: «Il dybbuk mi prende tutte le notti, David. Non oso più chiudere gli occhi. Credo di dormire e lui entra in me. Mi scuote come una bambola. Parlo, ma la voce non è più la mia. È quella di un uomo. Samuel sta diventando matto. È lui che sente tutto, perché io, dopo, non ricordo nulla».

«Un uomo?»

«Sì, una voce di uomo che dice delle cose in una lingua che ignoro. Oppure in modo da non farsi comprendere. Ora, quando cala la notte, cammino per tutte le stanze della casa affinché il sonno non mi prenda. Ma arriva sempre il momento in cui crollo. Allora il dybbuk s'impadronisce di me, e tutto ricomincia.



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