Il cannocchiale d'ambra by Philip. Pullman

Il cannocchiale d'ambra by Philip. Pullman

autore:Philip. Pullman [Pullman, Philip.]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788884513298
Amazon: 8884513294
editore: Salani
pubblicato: 2003-10-15T00:00:00+00:00


SCALATA

COSÌ CI RIUSCII, LENTAMENTE SCALANDO,TENENDOMI AI RAMI CHE

CRESCEVANO TRA ME E LA BEATITUDINE.

EMILY DICKINSON

I mulefa facevano molti tipi di funi e corde, e Mary Malone passò la mattinata a ispezionare e provare quelle che la famiglia di Atal teneva nei suoi depositi prima di scegliere ciò che le occorreva. Il principio di torsione e attorcigliatura non era noto in quel mondo, sicché tutti i cavi non erano intrecciati, ma erano forti ed elastici, e Mary non ebbe difficoltà a trovare il tipo che faceva al caso suo.

Cosa vuoi fare? domandò Atal.

I mulefa non avevano un termine per ‘scalare’, e Mary dovette fare una quantità di gesti e dare una serie di spiegazioni indirette. Atal era atterrita.

Andare in cima agli alberi?

Devo capire cosa succede spiegò Mary. Ora puoi aiutarmi a preparare la corda.

Una volta, in California, Mary aveva conosciuto un matematico che passava i finesettimana ad arrampicarsi sugli alberi. Mary aveva fatto qualche scalata su roccia, e l’aveva ascoltato avidamente mentre lui le parlava delle tecniche e dell’attrezzatura, ripromettendo a se stessa di cimentarsi in quello sport non appena ne avesse avuta la possibilità. Naturalmente non si .sarebbe mai aspettata di scalare gli alberi in un altro universo, e l’arrampicata in solitària non l’attraeva neanche un po’, ma adesso non aveva scelta. La sola cosa che poteva fare era garantirsi che avvenisse in condizioni di massima sicurezza.

Prese un rotolo di corda lunga quanto bastava per raggiungere il ramo di un alto albero, scavalcarlo e scendere fino al suolo, e abbastanza solida da reggere più volte il suo peso corporeo. Poi tagliò numerosi spezzoni di una corda più sottile ma molto resistente per costruire dei cappi: piccoli occhielli fermati da un nodo da pescatore che, fissati alla corda principale, avrebbero avuto funzione di maniglie e di staffe.

Dovette poi affrontare il primo problema: lanciare la corda a cavallo del ramo.

Dopo un paio d’ore impiegate armeggiando con uno spago sottile e un ramo elastico, Mary ottenne un arco; il coltellino svizzero servì a tagliare alcune frecce con foglie rigide al posto delle penne per stabilizzarne il volo e, dopo una giornata di lavoro, Mary era pronta a cominciare. Ma il sole stava tramontando, e le mani della ragazza erano stanche, perciò mangiò e dormì, inquieta, mentre i mulefa continuavano a parlare di lei con quei loro musicali bisbigli.

Come prima cosa, la mattina dopo, Mary provò a lanciare le frecce sopra il ramo.

Alcuni mulefa si erano radunati per osservare, preoccupati per la sua incolumità.

Arrampicarsi era una cosa così estranea a quelle creature su ruote che il solo pensiero le atterriva.

Dentro di sé Mary sapeva come si sentivano. Deglutì più volte per scacciare il nervosismo e legò il capo di una delle corde più sottili e leggere a una freccia che lanciò con l’arco.

Perse la prima freccia: l’asticella colpì la corteccia molto al di sopra del ramo e non tornò più giù. Perse la seconda perché, pur agganciando nel modo dovuto il ramo, cadde dall’altra parte senza toccare terra, e quando Mary tirò per ricuperarla la freccia s’impigliò e si ruppe.



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