Il Centogiro by Bidon

Il Centogiro by Bidon

autore:Bidon [Bidon]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Ediciclo
pubblicato: 2017-06-04T14:43:05+00:00


1976

Una sporca vicenda

Il ciclismo è uno sport lungo, riempie giornate intere. E nelle giornate piene c’è ogni aspetto della vita, gioie e noie, impegni e bisogni. Questi ultimi in genere si notano meno; si danno per scontati, forse per pudore.

Per esempio nelle cronometro, dove si parte a tutta all’inizio, si accelera nella seconda parte e si va alla morte nella terza, tocca trattenerli, i bisogni, e quelli si presentano puntuali dopo l’arrivo. In altri casi invece ritardano, talvolta fino al giorno successivo. È il caso della Selva di Fasano-Lago Laceno del maggio 1976, frazione che segue la crono di Ostuni in cui l’astro nascente Francesco Moser ha conquistato tappa e maglia rosa.

Forse i festeggiamenti serali, forse un colpo di freddo o forse, per dirla con Gianni Brera, davvero «Moser inghiotte rapporti presuntuosi e non riesce a digerirli». Fatto sta che arrampicandosi su per i Monti Picentini il campione trentino si trova l’intestino ritorto.

Il fattaccio accade in mezzo al gruppo, con inevitabili conseguenze dal punto di vista relazionale: «Moser è maglia rosa dalla cintola in su. Lungo le sue gambe avventurate si consumano drammi odiosi. E in testa alla corsa di montagna folleggia stranito un velocista a nome Sercu», scrive lo stesso Brera, al suo ultimo Giro da inviato.

Patrick Sercu aveva condiviso proprio con Moser – e l’immancabile De Vlaeminck – le copertine di quell’avvio di Giro: due vittorie in poche ore nelle due semitappe inaugurali e un dominio assoluto in volata.

Lago Laceno però è un arrivo in salita. Per spiegarsi Sercu lì davanti bisogna tornare in coda al gruppo, dove Moser si era sfilato per svuotarsi, usando come vasino l’unico contenitore disponibile: un cappellino. Un vento malandrino aveva guidato il cappellino inzaccherato addosso al povero Sercu, che di colpo si era trovato a condividere col trentino lo stesso ostracismo da parte del gruppo, quello dei velocisti nel suo caso. Il belga allora era andato in fuga, non per vincere la tappa, ma per cercare una fontanella dove ripulirsi. Finì per arrivare quasi al Lago: lo ripresero solo a tre chilometri dall’arrivo.

Moser e Sercu non erano affatto due estranei, tre mesi prima in coppia avevano vinto la Sei Giorni di Milano, la prima nel nuovo Palasport, davanti a 87.222 spettatori paganti. Nemmeno quella sporca vicenda del Giro ’76 spezzò il loro sodalizio: parteciparono insieme alla kermesse milanese altre due volte. D’altronde, nei cambi all’americana in scia si resta per pochi metri. [FC]

21 maggio (Catania)-12 giugno (Milano) 1976 • 22 tappe, 4161 km, media 34,691 km/h • vincitore: Felice Gimondi, Italia, 33 anni, Bianchi



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