Il conflitto israeliano-palestinese. Alle origini di una guerra infinita by Andrea Frediani

Il conflitto israeliano-palestinese. Alle origini di una guerra infinita by Andrea Frediani

autore:Andrea Frediani [Frediani, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2023-11-08T15:56:01+00:00


La guerra del Kippur

L’applicazione della risoluzione 242 dell’onu presupponeva una pace negoziata tra Israele e stati arabi che né il primo, convinto che la restituzione dei territori occupati avrebbe messo a repentaglio la sua sicurezza, né i secondi, tra i quali ve ne erano alcuni condizionati dai propri propositi di rivalsa, avevano seriamente intenzione di sottoscrivere. Tutt’al più, Israele auspicava negoziati diretti con gli stati arabi, che questi non potevano accettare perché ciò comportava doverlo riconoscere come entità politica. Quindi, la consapevolezza di dover realizzare i propri obiettivi e garantirsi la sopravvivenza contro la volontà degli arabi, da parte di Israele, e la forza derivata agli arabi dalla progressiva importanza assunta dal petrolio, che poteva essere usato come elemento di ricatto nei confronti delle potenze occidentali, radicalizzarono i contrasti e ne resero pressoché impossibile la soluzione.

Oltretutto, la guerra dei sei giorni aveva permesso a Israele di estendere quelle condizioni di sicurezza che erano poi il fine ultimo di ogni conflitto che lo riguardava: la frontiera con la Giordania era stata ridotta di una sessantina di chilometri e, se prima della guerra gli egiziani erano a una cinquantina di chilometri da Tel Aviv, adesso dovevano percorrere 440 chilometri per colpire la capitale; al contrario, il Cairo distava dodici minuti di aereo dal confine con il Sinai, ed era un’opzione di cui tener conto, perché si sapeva che i sovietici avevano ripianato in breve tempo la gran parte dei vuoti apertisi nelle forze armate egiziane, e i loro istruttori militari si stavano impegnando per insegnare a egiziani e siriani a combattere. Tuttavia, alla fine del 1969, a seguito dell’unilaterale abrogazione del cessate il fuoco da parte di Nasser, che aveva portato alla cosiddetta “guerra di attrito” lungo le due sponde del canale, l’aviazione egiziana, a furia di prenderle da quella avversaria, era perfino più immiserita rispetto alla fine del giugno 1967; per di più, l’aggressività di Nasser aveva ottenuto il solo scopo di irrigidire la posizione degli israeliani anche sotto l’aspetto diplomatico.

Nel gennaio del 1970 i nuovi aerei israeliani, i Phantom F-4 acquistati dagli Stati Uniti, si spinsero in profondità nel territorio egiziano, in una serie di raid volti a diminuire la pressione sul canale e ingenerare nella popolazione egiziana un senso di insicurezza che la spingesse a invocare il cessate il fuoco; in febbraio ne fecero le spese 200 egiziani che lavoravano in una fattoria vicino al Cairo, in realtà una fabbrica di montaggio di mezzi militari russi. Ciò indusse i sovietici a intensificare il loro impegno per potenziare le risorse belliche dell’Egitto, e accese una diatriba tra le due superpotenze circa la fornitura di armi ai contendenti: i sovietici accusavano gli americani di fornire a Israele armi offensive, ovvero aerei, mentre loro, asserivano, si limitavano a quelle difensive, ovvero i missili terra-aria. In ogni caso, quantità di forniture mai raggiunte in precedenza per qualsiasi paese del Patto di Varsavia raggiunsero l’Egitto, ma anche l’Iraq e la Siria; parimenti, l’Unione Sovietica assunse direttamente la guida della guerra, senza che però questo



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