Il coraggio di contare by Natascha Lusenti

autore:Natascha Lusenti [Lusenti, Natascha]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Saggiatore
pubblicato: 2024-09-19T22:00:00+00:00

Alice crea contenuti sui social sui temi della sostenibilità. Vive nella campagna della Lunigiana e mi sarebbe proprio piaciuto fare l’intervista di persona, per vedere quei luoghi. Invece, ci siamo incontrate sulla solita piattaforma online. In un’ora di intervista ha pronunciato cinquantasette volte la parola «soldi» per comporre frasi come questa: «Tuttora quando le persone mi chiedono qual è la cosa più sostenibile che possono fare, io rispondo: spostare i tuoi soldi. La maggior parte dei tuoi soldi è in mano a delle banche tradizionali che fanno finanza speculativa e questo è oggettivamente un problema, quindi metterli nel posto giusto, che vadano a supportare le cose giuste, è la cosa più sostenibile in assoluto che tu possa fare».

Alice in un’ora di intervista ha pronunciato: cinque volte la parola «finanza»; dodici volte la parola «felicità»; qualche volta ha associato la parola «felicità» alla parola «soldi», molto più spesso no; ha pronunciato tre volte la parola «relazioni»; tre volte la parola «reti» per significare più o meno la stessa cosa; ha sempre associato la parola «felicità» alla parola «relazioni».

Anche Alice, come tante delle donne che ho intervistato prima di lei, si è chiesta perché non parliamo delle storie dei nostri soldi: «Non parliamo di soldi, di quanto spendiamo, di quanto guadagniamo, di dove mettiamo il denaro, invece dovrebbe esserci molta più trasparenza nel parlarne». Per una che fa il suo lavoro, le conversazioni sui soldi, il confronto con i suoi follower, si sono rivelati un alleato, forse inaspettato. Le ho chiesto che cosa rispondono le persone quando lei dice che la cosa più sostenibile che si possa fare è scegliere la banca in cui depositare i propri soldi: per avere la certezza che non finanzino l’industria delle armi, per esempio, o l’industria petrolifera o gli allevamenti intensivi. «La reazione delle persone è di stupore perché il grande limite di quando si parla di stili di vita sostenibili è che, purtroppo, le persone si sentono sempre in colpa anziché responsabilizzate.» Invece, «parlando di banche comprendono che ci sono un istituto finanziario e delle dinamiche economiche molto più grandi di loro e quindi non si sentono colpevolizzate quando io dico loro: guarda, se non ci avevi mai pensato, c’è una cosa molto importante da fare. Tra le varie scelte forse è quella che scatena meno reazioni di protezione». Interessante. Poi, certo, «pensare di spostare i propri soldi da un istituto bancario all’altro fa fatica alle persone perché magari li hai vincolati o hai un mutuo o hai la banca sotto casa, però in generale è una riflessione che viene accolta piuttosto bene». Invece, parlando di allevamenti intensivi, «se dici che sono crudeli e che mangiare carne non ha senso, le persone entrano molto in protezione perché, sai, è legato alla cultura, alla quotidianità, alla socialità».

Proprio nei mesi in cui scrivevo questo libro, sono diventata vegana: ho finalmente raggiunto un’alimentazione al cento per cento vegetale. Ci avevo lavorato per anni, cominciando con l’eliminare gli insaccati e il latte, poi le carni di animali molto giovani

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