Il costume di casa. Evidenze e misteri dell'ideologia italiana negli anni Sessanta by Umberto Eco

autore:Umberto Eco [Eco, Umberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Italian, Language Arts & Disciplines
ISBN: 9788858754863
editore: Bompiani
pubblicato: 2012-12-14T23:00:00+00:00

L’ANTIFASCISMO MODERATO

Una volta la ricerca del tempo perduto costava gran sforzo di memoria e spreco di “madeleines” inzuppate di tiglio. Oggi l’industria culturale elimina la memoria e ci ridà l’oggetto. Ma così ritrovato, il tempo perduto non è più da vagheggiare, bensì da giudicare.

I fratelli Spada ci han permesso di giudicare Gordon, Mondadori i primi albi di Topolino, Corno le storie di Fulmine, “Linus” Braccio di Ferro e Garzanti Mio Mao. Ora Rizzoli ci dà modo di risfogliare alcuni numeri del vecchio “Bertoldo”, di cui si è sempre detto che costituì come un’isola di resistenza ironico-surreale nel gran mare della pubblicistica celebrativa del ventennio. E se tante vignette appaiono ora banali, ingenue o goliardiche, non c’è dubbio tuttavia che l’umorismo del “Bertoldo” il più delle volte regge ancora, se non altro quando è di scena il giovane Mosca con i suoi uomini barbuti in cilindro che hanno inventato un linguaggio – parlato ancor oggi – costruito con detriti del romanzo d’appendice e delle antologie scolastiche. Questo linguaggio, apparentemente privo di oggetto, costituiva (allora) una forma di critica di costume. Vediamo però come e in che senso.

Esemplari sono i dialoghi di apertura tra Bertoldo e il Granduca, condotti soltanto attraverso l’uso di quelli che oggi i linguisti chiamerebbero “sintagmi sclerotizzati”, modi di dire acquisiti, formule retoriche. Com’era l’entusiasmo? Vibrante. La grandinata? Violenta. E i suoi chicchi? Hanno raggiunto in taluni luoghi la grossezza di un uovo. Come sono i danni? Ingenti. E le poverette? Sono state prontamente soccorse. E all’ospedale? Quei bravi sanitari hanno prestato loro le prime cure del caso. Certo Mosca aveva un imitatore che lo aveva preceduto, Flaubert (Architetti: dimenticano sempre le scale. Attrici: rovina dei figli di famiglia), ma è indubbio che la sua capacità di cogliere i luoghi tipici del linguaggio comune era encomiabile: e ancor oggi chi si occupa di retorica potrebbe ricorrere ai dialoghi di Bertoldo come a un formulario scientificamente sicuro. Si può allora immaginare come, in un periodo in cui la retorica era instrumentum regni, questi giochi andassero al di là del divertimento per diventare arma politica. Ma questa capacità di immedesimarsi nei meccanismi mentali e linguistici dell’uomo medio aveva, in Mosca, due facce. Vediamo ora una pagina dedicata all’analisi grottesca delle poesie di Cardarelli, Ungaretti e Quasimodo.

Dal punto di vista del divertimento, la pagina funziona ancora. Basta commentare un titolo ungarettiano Silenzio in Liguria, insinuando che, secondo il Farina, il poeta abbia anche scritto Chiasso nelle Marche, per ottenere il plauso universale. Al verso: “Quale Erebo ti urlò?”, il commento è: “Non si sa. Non si sa nemmeno quanti Erebi ci siano. Il Perozzi dice dodici… Al che noi rispondiamo: ‘Le prove, egregio Perozzi, le prove!’” e allora l’effetto comico non manca. Passiamo a Quasimodo: “Un oboe gelido risillaba – gioie di foglie perenni – non mie, e smemora.” Commento: “Si richiedono perciò… a) Un oboe gelido; b) che risillabi gioie di foglie perenni; c) che queste foglie perenni non siano del Poeta; d) e che l’oboe smemori.” Lasciamo al lettore immaginare cosa accada quando il poeta dice “l’acqua tramonta – sulle mie mani erbose”.

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