Il criminale by Massimo Lugli

Il criminale by Massimo Lugli

autore:Massimo Lugli [Lugli, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Thrillers, General
ISBN: 9788822709790
Google: tjraDgAAQBAJ
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2017-07-13T17:03:26+00:00


CAPITOLO 2

«Sono Sbrego».

Nessuna risposta, solo la serratura che scattò. Deglutii a secco ed entrai nel palazzo, molto più sgarrupato di quello dove viveva Elisa, una specie di rudere nel cuore del rione Sanità. E, a parte l’indirizzo, né lei né Zoe, per quanto avessi insistito, m’avevano scucito qualche altra informazione. Niente di utile, almeno.

«Ma chi cazzo è ’sta Gilda?»

«Uh, che palle, te l’ho detto: è quella che ti può trovare tutto ciò che ti serve: munizioni, armi, documenti… Tutto».

«Una ricettatrice?»

«Molto di più?»

«Un boss donna?»

«Gilda va oltre. I boss passano, lei resta. È sulla breccia da almeno vent’anni, la rispettano tutti e la lasciano in pace. Sei in buone mani, Sbrego», e giù una risatina idiota e uno sguardo allusivo. Quelle due non me la contavano giusta, neanche un po’.

«Vabbè, almeno ditemi com’è?»

«La vedrai».

«È bella, almeno?»

«C’è a chi piace…», risatina. «Ma che ti vuoi fidanzare, Sbrego?», sorriso obliquo.

«Che c’entra, tanto per sapere che mi devo aspettare».

«Tu cerca di essere rispettoso. Ricorda che il rispetto è tutto da queste parti».

Quanto a rispetto, nessuno dà lezione a un sinti. Noi ci viviamo. E ci moriamo se capita.

«Ma perché una di voi non mi accompagna?»

«Meno gente c’è, meglio è».

«E se è una soffiona? Se mi vende agli sbirri?».

Risata in stereo.

«Gilda? Stai pazziando, Sbrego… E piantala di questionare che si fa tardi… Stasera Gilda ha una covata e va di fretta», tagliò corto Elisa.

«Una che?»

«Lascia stare, poi ti spieghiamo. Tu ricordati: paga le munizioni e lascia un anticipo per i documenti. Al resto dei soldi penseremo dopo, quando saranno pronti».

«Sarà, ma mi fido poco».

«Hai scelta?».

E così eccomi nel palazzo, che puzzava di piscio peggio di un cesso pubblico, a bussare alla porta di ’sta tizia onnipotente. Un gatto grasso scivolò verso il portone lanciandomi un’occhiata maligna.

«È opert… trasi…», una voce bassa e roca dalle profondità della casa. Spinsi la porta e mi trovai in un vestibolo semibuio. Tutto l’appartamento era in penombra e odorava d’incenso e di uno strano profumo orientale che avevo già annusato da qualche parte. Un miagolio mi avvisò che, oltre a Gilda, c’era almeno un altro inquilino, anche se a quattro zampe.

«Vie’, guaglió, aie paura? Te vergogni? Mica te mangio. Sto accà…».

Seguii la voce e mi ritrovai in un salottino, illuminato da un piccolo abatjour che diffondeva una luce rosata. Una donna massiccia, con una gran testa bionda, era intenta a fare un solitario seduta a un tavolo rotondo e mi domandai come facesse a vedere le carte. Io riuscivo a malapena a orientarmi.

«Assettate, Sbrego, Elisa m’ha parlat’ ’e te. Dice ca si nu brave guaglion’ ma assaie int’ ’e guai».

Capivo una parola su tre, di quel dialetto strettissimo ma colsi il senso, scrollai le spalle e tirai fuori un sorrisetto agrodolce. Rispetto.

«M’assettate te dico… ’O bbuò nu cafè?»

«Grazie, l’ho appena preso…».

«E vabbuò, te ne piglia ’nu altro… ’O cafè nun si rifiut’ mai».

Finalmente la donna alzò il viso verso di me e mi sorrise. Rimasi pietrificato.

Gilda era un travestito. Un mostro. Sulla sessantina, grosso, la pelle foruncolosa, la fronte segnata



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