Il festival delle tenebre by Michael La Ronn

autore:Michael La Ronn
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ursabrand Media
pubblicato: 2017-03-03T00:00:00+00:00

CAPITOLO 7

Alieni e altre seccature

La navicella dondolò da un lato all'altro e si aprì un portello in cima. Un alieno verde con la testa grossa, gli occhi neri e solo una fessura cucita al posto della bocca spuntò in cima all'oggetto volante. Si massaggiò la testa, che dietro aveva un grosso bernoccolo a forma di nocciolina. Sopra di esso si vedevano le nervature che scintillavano come le linee di un chip in silicio. E la pelle sulle sue lunghe braccia sottili sembrava oleosa. Quando parlò, la voce non venne fuori dalla sua bocca ma dall'altoparlante della navicella. Era una voce eterea e in qualche modo multipla, come se a parlare fossero cinque persone contemporaneamente.

“Dannata porta. Si inceppa tutte le volte.”

Si sistemò sul sedile e fece planare il disco volante intorno a Theo. “Che ne dici della mia creazione? Io, Braindon, della colonia di Tarapsha’NaXinaxhat, sono la mente. Mi ci sono voluti quarantatré milioni seicentomilacinquecentoventinove minuti e diciannove secondi per costruirla. Ho dovuto importare da galassie lontane il selerium, che fornisce energia al gioco, e ho passato molti decenni nel mio laboratorio ad escogitare la giusta formula per condurne abbastanza.” Mentre indicava orgoglioso la sua creazione gli brillavano gli occhi. “Oh, quanto potere cerebrale ci è voluto! Grazie al cielo ho un cervello molto grosso, perché la radice quadrata dell'area non era tendente alla massa di illusioni che Stratus mi aveva dato...”

“Sta zitto e parla come mangi,” disse Theo.

Braindon serrò i pugni con rabbia e la navicella tremò nell'aria. “Come osi interrompermi? Non ho mai avuto occasione di recitare il mio discorso a qualcuno prima d'ora. Non rovinare il mio momento di celebrità.”

Theo trasformò il Whatsamadoozle in un arco e incoccò la freccia. “Fammi uscire di qui.”

Braindon scosse la testa con tale veemenza che gli luccicò il cranio. “Ingrato orsacchiotto. Stavo per spiegarti le regole del gioco, ma adesso non ti meriti di sentirle.”

“Regole?”

“Adesso non saprai mai quali sono. Ti lascerò andare solo se giochi.”

Theo tirò una freccia, ma passò attraverso alla navicella apparentemente senza nemmeno toccarla.

Braindon rimase un momento in silenzio; chiuse gli occhi e alzò le braccia. “Che succede? Sì, vi sento, fratelli. Parlatemi. Om... Ooooom...” cominciò a muovere le mani come se stesse facendo tae kwon do. “Il vostro messaggio è chiaro. Questo orsacchiotto di peluche sta cercando di opporsi a Stratus e deve essere fermato...”

“Questa è la scena più patetica che abbia mai visto. Lo sapevi sin dall'inizio.”

Braindon aprì gli occhi. “E allora? Dovevo confermare i miei sospetti col collettivo.”

“Quale collettivo? Sei un giocattolo, non un alieno.”

“Sciocchezze. Io vengo dalla colonia Tarapsha’NaXinaxhat.”

“E dove si trova esattamente?”

“Nel Quadrante Ceruleo.”

“Il ceruleo è uno dei colori delle matite da disegno.”

“Come osi declassare il mio quadrante natio a un attrezzo per il disegno usato dagli umani!” Braindon tirò fuori un telecomando con un enorme pomello sopra, che girò tutto verso destra. Il telecomando vibrò e tutti i quadrati sull'altopiano cominciarono a pulsare.

Un mazzo di carte fluttuante apparve di fronte a Braindon e lui vi poggiò sopra la mano. “Livello massimo di difficoltà per te, orsacchiotto.

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