Il giocatore by Fëdor Dostoevskij

autore:Fëdor Dostoevskij [Dostoevskij, Fëdor]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788852072024
Google: qc2pCwAAQBAJ
editore: Mondadori
pubblicato: 2016-03-15T09:39:16+00:00

1. Forma familiare di cortesia, caratteristica del popolo russo. Letteralmente vale “babbo, babbino”, ma si applica a un uomo di qualsiasi età, anche da chi, come in questo caso, è assai più avanti negli anni.

2. Moneta da dieci copeche, cioè dieci centesimi di rublo.

3. Forma popolare e familiare di cortesia, corrispondente a batjuška (vedi nota 11 a p. 75).

X

Alle acque, e, pare, in tutta l’Europa, i direttori degli alberghi e i capicamerieri, nell’assegnare le camere agli ospiti, si regolano non tanto sulle richieste e sui desideri loro quanto sul proprio e personale concetto che essi se ne fanno e, va notato, di rado s’ingannano. Ma alla nonna, non si sa poi perché, assegnarono un appartamento così lussuoso che esagerarono perfino; quattro stanze magnificamente arredate, con bagno, camere per la servitù, una stanzetta a parte per la cameriera, eccetera, eccetera. Realmente in quelle camere, una settimana addietro, aveva soggiornato non so che grande-duchesse, del che naturalmente subito si diede comunicazione ai nuovi ospiti, per attribuire un pregio anche maggiore all’appartamento. La nonna fu trasportata o, per dir meglio, spinta per tutte le stanze, ed ella le esaminò con severa attenzione. Il capocameriere, uomo già attempato, dalla testa calva, l’accompagnò rispettosamente in quel primo esame.

Non so per chi tutti avessero preso la nonna, ma, sembra, per una persona straordinariamente importante e, soprattutto, ricchissima. Nel registro scrissero subito: Madame la générale princesse de Tarassèvitcheva, sebbene la nonna non fosse mai stata principessa. La servitù propria, lo scompartimento riservato in treno, la montagna di inutili bauli, valigie e perfin casse arrivate con la nonna, probabilmente avevano posto le basi del suo prestigio; e la poltrona, il tono e la voce recisa, le domande bizzarre fatte con l’aria meno impacciata del mondo e più insofferente di qualsiasi obiezione, insomma tutta la figura della nonna – diritta, brusca, imperiosa – portarono al colmo l’universale reverenza per lei. Durante la visita, a volte faceva fermare a un tratto la poltrona, indicava qualche oggetto dell’arredo e rivolgeva inattese domande al capocameriere che sorrideva rispettosamente, ma già cominciava a intimidirsi. La nonna faceva le domande in lingua francese, lingua che parlava del resto abbastanza male, tanto che io di regola traducevo. Le risposte del capocameriere per lo più non le garbavano e le parevano insoddisfacenti. E lei poi non faceva che domande, si sarebbe detto, non sull’argomento, ma Dio sa su che cosa. A un tratto, per esempio, aveva posato lo sguardo davanti a un quadro, una copia abbastanza scadente di qualche originale noto, di soggetto mitologico.

«È il ritratto di chi?»

Il capocameriere disse che probabilmente era di qualche contessa.

«Ma come non lo sai? Vivi qui e non lo sai. Perché è qui? Perché gli occhi sono obliqui?»

A tutte queste domande il capocameriere non poteva rispondere in modo soddisfacente e si smarrì perfino.

«Che tanghero!» si espresse la nonna in russo.

La portarono oltre. La stessa storia si ripeté per una statuetta di Sassonia, che la nonna esaminò a lungo e poi ordinò di portar via, non si sa perché. Infine si

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