Il governo della Repubblica by Piero Calandra

Il governo della Repubblica by Piero Calandra

autore:Piero Calandra [Calandra, Piero]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Diritto, Farsi un'idea
editore: Il Mulino
pubblicato: 2010-01-14T23:00:00+00:00


Il vicepresidente

L’articolo 8 della legge 400 prevede l’istituto del vicepresidente, recepito da una lunga prassi costituzionale della Repubblica, al quale vengono conferite funzioni di supplenza in caso di assenza o impedimento temporaneo del Presidente del consiglio. La figura è facoltativa, tant’è vero che non è prevista in tutti i governi, ma l’attribuzione può spettare anche a più ministri e in questo caso diventa supplente il più anziano di età. La regola quindi si sovrappone a quella, sussidiaria, secondo la quale in mancanza del vicepresidente la supplenza spetta al più anziano. Il Presidente può delegare al vicepresidente taluni incarichi di coordinamento, esclusa però la direzione della politica generale del governo e il coordinamento politico-amministrativo. Il vicepresidente può rivestire solo questo incarico, e quindi essere senza portafoglio, ma può essere anche titolare di dicastero. La designazione alla vicepresidenza, su proposta del Presidente del consiglio, rientra nella sfera delle competenze del Consiglio dei ministri e quindi richiede l’intervenuta nomina a ministro, cui segue un separato provvedimento del Capo dello Stato previa delibera del Consiglio dei ministri, anche se il comunicato letto al Quirinale con la lista dei ministri fa considerare dalla stampa l’interessato già incaricato, in quanto politicamente già designato. L’istituto è stato previsto per la prima volta in via transitoria nel primo dopoguerra fino alla pubblicazione del trattato di pace, per supplire il Presidente in caso di assenza perché impegnato all’estero o in un incarico speciale, tant’è vero che poi è stato revocato.

Nell’esperienza repubblicana si è fatto uso del vicepresidente in modo discontinuo, anche se in alcuni casi ne sono stati nominati più d’uno. La nomina ha il compito di sottolineare il ruolo e la presenza di uno o più partner di particolare rilievo in una coalizione, tant’è vero che la figura del vicepresidente è mancata nei governi prevalentemente tecnici. Ci si è chiesto se si tratti di un ministro rafforzato nei suoi poteri o di un vicario del Presidente. Nel secondo caso però si finirebbe col creare una direzione bicefala del gabinetto, duplicando la funzione di direzione politica che deve invece restare unitaria. In realtà la ragione di questa figura, quando non si tratti di esperienze di scarsa rilevanza, è proprio quella di collaborare per attenuare il confronto tra delegazioni partitiche (almeno quelle più forti) e Presidente. In questo modo si rinforza il livello della mediazione, che è la base necessaria per una efficace direzione politica e, quindi, si rafforza l’omogeneità politica del gabinetto, anche se qualche vicepresidente ha inteso il proprio ruolo nel senso di un incarico volto a realizzare un parziale riequilibrio del potere del Presidente. Il ruolo del vicepresidente non è quindi tanto quello di un vicario in relazione a funzioni di particolare delicatezza, quali presiedere una seduta del Consiglio dei ministri (cosa che può capitare anche a un ministro), quanto quella di fungere da raccordo, cioè di favorire e di garantire, nei limiti del possibile, le intese politiche di governo.



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