Il jazz è morto!? by Jonis Bascir;

Il jazz è morto!? by Jonis Bascir;

autore:Jonis Bascir; [Bascir;, Jonis]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788892770997
editore: edigita
pubblicato: 2021-11-22T23:00:00+00:00


STEFANO REALI

Il problema è che il jazz è una musica, più della classica e del pop, che va suonata dal vivo. Questa è una domanda che forse ci dovremmo fare più sulla discografia che sulla produzione della musica perché di musicisti che sanno suonare e sono in grado di darci delle emozioni ce ne sono sempre, sono sempre di più e sempre più bravi rispetto a quando ho cominciato io circa quarantacinque se non cinquanta anni fa. Ora c’è una qualità media di musicisti jazz incommensurabilmente superiore a quella che c’era allora. E non posso neanche dire che era stato appena importato perché in Italia veniva già stato suonato negli anni Quaranta da personalità eccezionali tipo il pianista Umberto Cesari. Considerate che sulla rivista americana «DownBeat» stilarono la classifica dei migliori pianisti e Cesari era al primo posto mentre al secondo posto c’era Oscar Peterson. Siccome il jazz è una musica che va eseguita, tira fuori la sua forza nelle esecuzioni live, il suo destino è legato al performing, al concertismo, anche se fra tre persone. Inoltre è un tipo di musica che ha bisogno di meno investimenti dal punto di vista del palcoscenico e impianti con megawatt, al jazzista non gli serve il ledwall con 18.000 gun lights ma serve concentrazione e ascolto.

Si è spesso detto che il jazz è una musica per musicisti, anzi per jazzisti. E infatti ultimamente nei club, quando chiedi di suonare, i proprietari ti chiedono quanta gente gli porti, praticamente un invito a portare persone che ti ascoltano, che consumano e quindi consentono al proprietario stesso di poterti poi pagare. Chiaramente parliamo di sottobosco perché poi ci sono i grandi concertisti che non hanno questo problema. Inoltre ci sono ottimi musicisti che si sono dovuti adattare a suonare per poco pur di suonare, proprio perché il jazz consente di fare questo senza pauperismo e senza sentirsi misero. Per fare un blues ti serve un contrabbassista e un batterista che abbia almeno un rullante e un charleston, e non ti manca niente, mentre a qualunque altro tipo di musica mancherebbe qualcosa, questo è il vantaggio. Però purtroppo il jazz lega questo musicista perfidamente alla necessità di esibirsi, quindi paradossalmente questo lo proietta più nel regno di YouTube e della pirateria lecita, ammesso che esista, che nella discografia.



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