Il jazz e l'Europa by Guido Michelone;

Il jazz e l'Europa by Guido Michelone;

autore:Guido Michelone; [Michelone;, Guido]
La lingua: ita
Format: epub
editore: edigita
pubblicato: 2023-01-12T23:00:00+00:00


LA FORZA DELLA SCENA

Non si può e non si deve scordare che, attualmente, la forza della scena nella Londra in jazz, da almeno un decennio, consista nel fatto che la City per antonomasia sia, come già detto all’inizio del capitolo, un “agglomerato” multietnico, quale si rivela New Orleans a inizio Novecento o New York da cent’anni in qua, come conferma la vocalist: “Come ho accennato prima, sicuramente la forza della scena jazz londinese dipende proprio dall’incontro e dalla convivenza tra diverse culture, da un rispetto profondo verso gli artisti, le arti e la cultura in genere. Ad esempio, se qui dici che sei musicista, non ti chiederebbero mai, come in Italia: ‘Sì, ma che lavoro fai?’. Ora la tendenza purtroppo inizia a cambiare e ad avvicinarsi all’idea ignorante e populista che con l’arte non si mangia, per cui, se si dovesse cambiare lavoro, come la pandemia ha dimostrato, forse non sarebbe una cattiva idea. È davvero una sconfitta per il mondo artistico britannico, e non solo, e spero che gli artisti e gli attivisti si sveglino, almeno protestino, e partecipino a una resistenza creativa contro la distruzione quotidiana che il governo conservatore sta attuando. Resistenza che invece non vedo per ora”.

E viene da chiedersi, infatti, come stia reagendo la Londra in jazz non solo a Boris Johnson, ma pure al rallentamento della pandemia e all’ulteriore problema della guerra in Ucraina, Paese, dove, tra l’altro, proprio un quotidiano londinese, «The Guardian», nel 2019 giudica il Jazz Festival di Leopoli come tra i migliori al mondo: “Stremati da Brexit e pandemia” prosegue la Campus, “ora il fatto di avere dietro casa un conflitto sanguinario, assurdo, e pericolosissimo per tutti, sta mettendo a rischio l’equilibrio anche psicologico di tanti. Si vede dalla fragilità degli studenti all’università, ho una bravissima studentessa di Mosca, che vive e studia in un master di musica a Londra, che, soprattutto nelle prime settimane della guerra, era disperata. Il mio collega e caro amico, il grande vocalist Cleveland Watkiss, fino a poco prima della pandemia ha fatto molti tour in Ucraina e in Russia. Mi diceva quanto venisse accolto bene, quanto il pubblico amasse il jazz. Come artisti ed esseri umani davvero non riusciamo a capire e accettare la follia e la crudeltà di quanto sta succedendo. Forse ci sentiamo impotenti davanti al fatto che nel 2022 siamo ancora incapaci di risolvere problemi senza ammazzarci a vicenda. La storia non ha insegnato niente. C’è anche la consapevolezza di tante altre guerre, magari più lontane da noi, dei rifugiati disperati che ora da questo Paese vengono spediti senza pietà in Rwanda, delle donne afgane che hanno perso la libertà. Insomma, c’è una narrazione discriminatoria che non dovremmo accettare”.



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