Il mare è salato come me by Cassandra Hartt

autore:Cassandra Hartt [Hartt, Cassandra]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2022-06-21T12:00:00+00:00

24

Harlow

Mercoledì 10 maggio

Il mio primo pensiero: che i corrieri siano morti, fuggiti, tutt’e due le cose. Perché il mattino dopo non ci sono messaggi di Tommy con cui mi comunica che stanno costruendo un nuovo nido sotto la malferma scaletta di legno che scende sulla spiaggia, o stanno esaminando un mucchietto di alghe.

Poi mi ricordo di ieri. Il garage. Bea. Io che dico che non gli avrei chiesto di portarmi in auto alla gara, e che poi, be’, ho più o meno cercato di farlo sentire in colpa per farmi portare in auto alla gara.

Dato che rimuginare non mi dona, mi incarico io del nostro piccolo rituale mattutino. Parto per il mio solito percorso, camminando lungo la costa con gli occhi ben aperti per notare un batter d’ali, un ciuffo di capelli blu, qualunque cosa. Ma non riesco a trovare né i corrieri né i loro nidi. E sulle rocce del molo non c’è l’ombra di un dimostrante.

Era ora…! È quello che dovrei pensare.

E invece mi sento a disagio. Voglio dire, se fossi in cerca di segnali, la scomparsa degli uccelli che ci hanno tenuto compagnia fin dal momento del nostro primo bacio non sarebbe certo un segnale positivo.

Ma io non sto cercando segnali. Non sto rimuginando. Entro nel ristorante, come al solito, e saluto con la mano Ellis al nostro tavolo, come al solito, e poi saltello verso la fila nella zona bar, fingendo di essere altamente interessata alle paste in mostra e non al ragazzo con i capelli appena rasati che sta dietro all’espositore. Quando arrivo lì davanti, sorprendo Tommy con un sorriso. Lui mi risponde con un alquanto brusco «Cosa vuoi?».

«Hai visto i corrieri oggi?» Apro e chiudo rapidamente le palpebre sperando di produrre un civettuolo sbattere di ciglia. Lui non reagisce. «Sai, quei cosi con le piume. Grandi così.» Stringo un limone immaginario tra le mani. «Credo che se ne siano andati.»

Il suo volto non si muove. Incrocia le braccia davanti al petto e da così vicino riesco a vedere le piccole lentiggini che le ricoprono. «Bene.»

Inghiotto saliva. «Be’. Già.»

«Allora, cosa prendi? Muffin di zucchine? Torta di carote?» Li indica uno per volta con la punta della sua penna (come se avessi mai ordinato un dolce a base di verdure). «Un passaggio in auto da qualche parte?» E poi la sua faccia si muove: una lieve contrazione della pelle intorno agli occhi.

Okay, non è stato un litigio così importante. Altrimenti, perché è stato così carino quando l’ho chiamato dalla gara di Ellis? In bocca ho un saporaccio anche se mi sono lavata i denti.

«Molto spiritoso» dico senza ridere.

Tommy fissa un punto sopra la mia testa e io indietreggio, finché quasi non sbatto contro il nostro tavolo.

Ellis ha i capelli modellati in onde voluminose, perfettamente cesellate. Indossa i suoi vestiti preferiti, e si sta già godendo la sua metà della nostra colazione.

«Perché?» chiede, tagliando il pancake con gocce di cioccolato con il lato della forchetta.

«Eh?»

Fa un cenno con la testa verso il bancone. «Perché ti sei messa in fila?»

Neanch’io lo so.

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