Il marito by Dean Koontz

Il marito by Dean Koontz

autore:Dean Koontz [Koontz, Dean]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:44:28+00:00


32

Era tornato così furtivamente che Mitch si accorse della sua presenza so-lo quando sentì una delle portiere aprirsi con uno scatto seguito da un cigo-lio appena percettibile.

Il killer si era avvicinato dalla parte del muso della Chrysler. Accettando il rischio di essere illuminato per qualche istante dalle luci di cortesia dell’abitacolo, salì e richiuse lo sportello con il minimo di rumore indispensabile.

Se si era messo al volante, doveva aver intenzione di ripartire.

No. Non avrebbe lasciato il bagagliaio aperto. E meno che mai avrebbe abbandonato lì il cadavere.

Mitch attese in silenzio.

Era silenzioso anche il killer.

Lentamente il silenzio si trasformò in una sorta di pressione che Mitch avvertì sulla pelle, sui timpani, sugli occhi, come se l’automobile si stesse inabissando nell’acqua, schiacciata dal peso crescente dell’oceano sovra-stante.

Il killer doveva essere seduto nel buio dell’abitacolo a scrutare la notte in attesa di sapere se il momento di luce avesse attirato l’attenzione della sua preda, se fosse stato visto. Ma se il suo ritorno non avesse sollecitato alcuna reazione, che cosa avrebbe fatto?

Il deserto rimase con il fiato sospeso.

In una situazione come quella, il veicolo sarebbe stato sensibile ai movimenti quanto una barca nell’acqua. Se Mitch si fosse spostato, il killer avrebbe avvertito la sua presenza.

Passò un minuto. Un altro.

Mitch se lo immaginò seduto in macchina, al buio, trent’anni almeno, forse trentacinque, ma con quel viso ancora così fresco, quella pelle così incredibilmente liscia, come se il trascorrere del tempo non potesse toccar-lo.

Cercò di pensare che cosa stesse facendo, cosa stesse complottando, ma la mente dietro quella maschera di gioventù gli rimaneva inaccessibile.

Tanto valeva che avesse cercato di immaginare che cosa pensava una lu-certola di Dio o della pioggia o dello stramonio.

Dopo un lungo lasso di tempo nell’immobilità assoluta, il killer cambiò posizione e il movimento rivelò a Mitch che non era seduto al volante della Chrysler. Era sul sedile posteriore.

Doveva essere rimasto proteso in avanti fin da quando era montato in macchina. Quando finalmente si era appoggiato allo schienale, il rivesti-mento aveva prodotto un rumore come quello della pelle quando viene messa sotto tensione e le molle del sedile avevano protestato sommessa-mente.

Il sedile posteriore corrispondeva alla parete interna del bagagliaio. Erano vicinissimi.

Erano vicini quasi quanto lo erano stati durante la camminata dalla biblioteca alla rimessa.

Nascosto nel vano bagagli, Mitch ripensò a quel tragitto.

Il killer emise un mugolio, o un colpo di tosse trattenuto o un gemito quasi del tutto smorzato dallo schienale imbottito.

Forse lo aveva ferito. Le sue condizioni non erano abbastanza gravi da indurlo ad andarsene, ma la ferita poteva essere abbastanza dolorosa da scoraggiarlo dall’insistere nel perlustrare la zona.

Evidentemente si era appostato in macchina nella speranza che, disperata e stanca, la sua preda vi facesse ritorno. Si sarebbe aspettato che Mitch si avvicinasse con la giusta circospezione, tenendo sotto costante controllo il territorio immediatamente circostante, senza però prevedere che la morte lo stava già aspettando nell’oscurità del sedile posteriore.

Nella sua nuova stanza di apprendimento, Mitch pensò alla camminata tra la biblioteca e la rimessa: la luna che galleggiava nella piscina come



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