Il mistero delle ossa di Dante (Egida) (Italian Edition) by Roberto Balzani

Il mistero delle ossa di Dante (Egida) (Italian Edition) by Roberto Balzani

autore:Roberto Balzani [Balzani, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Edizioni Minerva
pubblicato: 2023-07-25T00:00:00+00:00


Il grande giorno

Tonino non era neppure andato a riposare. Era passato da casa giusto per radersi, senza svegliare sua moglie, appena il cielo si era fatto più luminoso. Il piccolo specchio che aveva di fronte gli restituiva un viso provato e segnato, nonostante i lineamenti ancora giovanili: pensò che non sarebbe stato in grado di reggere ancora a lungo. Uscì e si affrettò verso la tomba. Gli altri stavano arrivando alla spicciolata; di gente, in giro, per il resto ancora non se ne vedeva. La preparazione delle feste e i primi bagordi avevano conciliato il sonno a molti.

Erano le 6.30 di sabato 24 giugno, quando lo scheletro, posto su un cuscino di seta, fu preso in consegna dai due soliti medici – Puglioli e Bertozzi – e trasportato con studiata solennità dal tempietto a Braccioforte per essere sistemato «entro l’urna di cristallo fin dalle prime ore di questa mattina già collocata». Il Sindaco aveva sollevato il telo di mussola. I resti erano stati riposti nell’urna, quindi, sempre il Sindaco, aveva rapidamente ricoperto il tutto con un telo bianco, che avrebbe provveduto a togliere verso mezzogiorno, nel momento culminante della cerimonia. Il 26 Dante sarebbe tornato per sempre nel suo avello.

Rasponi si era premurato di far confluire la Guardia nazionale delle città romagnole vicine per rafforzare l’idea militare che aveva maturato qualche giorno prima, oltre che per prudenza. L’elenco dei vuoti rispetto alle attese era desolante. Il ministro della Pubblica istruzione era presente («E vorrei anche vedere!» aveva commentato Tonino), ma Cambray-Digny, Sindaco di Firenze, aveva gentilmente declinato l’invito, causa una contemporanea manifestazione nazionale di tiro a segno («Ma tu guarda se il Sindaco di Firenze può sostenere che una gara di tiro vale quanto l’esposizione eccezionale delle ossa di Dante: mentecatto!» e qui le parole del donzello avevano ricalcato quelle sibilanti lanciate da Rasponi non appena aveva appreso della rinuncia). Il Sindaco di Brescia – peccato – aveva l’anniversario di San Martino e Solferino; quello di Pavia, pur restando a casa, aveva ricordato il concittadino Boezio citato nel Paradiso (quasi un debito di riconoscenza topografico). Quello di Bari, contrito per l’assenza, considerava Dante un «talismano di Unità, Libertà e Fraternità Nazionale», tutte rigorosamente con la maiuscola; mentre Terenzio Mamiani, lagnandosi «della mala fortuna» che gli impediva «la dolcezza suprema di riverire le ossa di Dante si può dire quasi risuscitate», traeva «da questa specie di miracolo augurio nuovo e sicuro per le buone sorti d’Italia». Ai ravennati la letterina era piaciuta: il vecchio conte si era comportato da gentiluomo.

Il professore parmigiano chiamato a ritrarre le ossa nel momento in cui erano state ricomposte, dava notizia dolente del suo forfait, trattenuto da una rivista miliare – anche lui; e i componenti delle Deputazioni di storia patria, dalla sessantina che dovevano essere, si erano ridotti a meno della metà. Anche Atto Vannucci era rimasto a casa. La Romagna, invece, aveva risposto entusiasticamente, e sindaci e delegazioni si sprecavano. A Tonino quel variopinto caravanserraglio familiare, dove le frasi dialettali erano più frequenti delle



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