Il nero dei giorni. Storia del giudice Amato, delle sue indagini e del suo omicidio by Mario Di Vito

autore:Mario Di Vito [Di Vito, Mario]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Laterza
pubblicato: 2025-04-15T00:00:00+00:00

Martedì 23 aprile 1991. Tutto il male viene per nuocere

1. L’oblio

La nota è scritta a penna: «La Corte di Cassazione con sentenza [del] 23/04/1991 dichiara inammissibile il ricorso proposto dalle pp.cc. [parti civili] Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero [di] Grazia e Giustizia e Ministero del Tesoro. Rigetta il ricorso proposto dalle pp.cc. Mesa Giuliana ved. Amato, Amato Sergio e Amato Cristina. Condanna i ricorrenti, in solido, al pagamento delle spese processuali e, ciascuno, al versamento di lire 100.000 a favore della Cassa Ammenda».

È così che gli Ermellini confermano una volta per tutte l’assoluzione di Paolo Signorelli per l’omicidio di Mario Amato, avvenuto oltre dieci anni prima. Siamo in presenza dell’ultimo atto di un percorso processuale come al solito lunghissimo e complicatissimo. Il 5 aprile 1984 la Corte d’assise di Bologna aveva condannato Gilberto Cavallini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Paolo Signorelli, quest’ultimo come concorrente morale. Il 6 febbraio 1986, in appello, Signorelli viene invece assolto per insufficienza di prove. Il 16 dicembre 1987 passano in giudicato le condanne di Cavallini, Fioravanti e Mambro, mentre per Signorelli viene ordinato un nuovo appello. Così, il 2 luglio 1988, il giudice di Bologna condanna Signorelli per concorso in omicidio per istigazione e concorso in attentato per finalità di terrorismo, escludendo però l’aggravante, riconosciuta nel 1984, di aver diretto e organizzato il delitto. Il 28 febbraio 1989, però, di nuovo la Cassazione annulla la sentenza di Bologna e invia gli atti alla Corte d’assise d’appello di Firenze, che il 15 gennaio 1990 assolve Signorelli da tutte le accuse. Poi, appunto, martedì 23 aprile 1991, la sentenza diventa definitiva.

Nella storia delle indagini di Mario Amato, Paolo Signorelli è un personaggio fondamentale. Forse il più importante di tutti. Nella «verità d’assieme» che il giudice stava cominciando a comporre poco prima di essere ammazzato, è lui lo snodo nevralgico, la pedina al centro di tutte le trame. E però Signorelli, nei suoi pur lunghissimi percorsi giudiziari, ne verrà sempre fuori pulito: fin dal famoso arresto del 1979, che costerà ad Amato una durissima polemica con l’ordine degli avvocati di Roma, ogni processo finirà in nulla o poco più, tra vizi procedurali, indagini lacunose, giudici particolarmente compiacenti. Una serie di sfortunati eventi o qualcosa di più? Come spesso accade in queste storie, il confine è labilissimo e i dubbi appaiono destinati a non morire mai.

Sedici volte imputato e sedici volte assolto, citato in decine di sentenze sui neofascisti, incarcerato per nove anni, Signorelli è sempre stato circondato da una folta schiera di innocentisti. Amnesty International che esprime «preoccupazione» per il suo caso. E il ministro della Giustizia Giuliano Vassalli che, nel 1987, sbotta: «Su Signorelli potrei scrivere un romanzo. Certo è che un imputato non può restare in carcere all’infinito!». Si sa che quando Amato lo arresta, nel giugno del 1979, la questione diventerà oggetto di un duro confronto con l’ordine degli avvocati: il professore, così lo chiamano tutti, sembra essere l’innocente per definizione. Lui direbbe «l’imputato per definizione», infatti scrive un libro che s’intitola proprio Professione imputato.

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