Il pagano di Dio by Mario Spinelli

Il pagano di Dio by Mario Spinelli

autore:Mario Spinelli [Spinelli, Mario]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Memoir, Historical, Natjus
ISBN: 9788865125113
Google: h1KzDwAAQBAJ
editore: Marcianum Press
pubblicato: 2016-10-12T22:00:00+00:00


Alle parole di Giuliano i soldati si placarono, almeno in apparenza. E ripresero a confluire – stancamente e con un certo disordine, e non senza mugugni e nervosismi – verso le sistemazioni provvisorie loro assegnate sia alle porte che all’interno della città. Lì avrebbero atteso l’ordine di partenza. Il Cesare raggiunse con un drappello il palazzo di governo, sull’Ile de la Cité, nell’area dove sorgono ora la prefettura di Parigi e la Sainte Chapelle. Salutò le guardie e salì nei suoi alloggi, al piano superiore. Era notte fonda. Elena era già addormentata nel suo letto, dove la costringevano sempre più spesso la sua fibra delicata e la salute incerta. Messe ultimamente a dura prova dagli aborti, dagli strapazzi dei viaggi e dai rigori dell’inverno gallico.

Il Cesare era sulle spine. Non poteva più nasconderselo. Il suo esercito si aspettava qualcosa da lui. Più del solito, più di un encomio solenne, di un lauto donativo, di una vittoria. Sembrava che i suoi uomini, senza saperlo, gli rinnovassero in qualche modo gli inviti degli amici o degli adulatori, che gli riecheggiavano negli orecchi e nella mente dai tempi di Atene. Un giorno sarai tu a governare l’impero, toccherà a te fare ancora grande il nome di Roma, e resuscitare la tradizione dei padri! Lui si era sempre schermito, aveva respinto queste suggestioni, non le aveva mai accarezzate in cuor suo come dei grandi sogni proibiti. Gli eventi, l’avvenire, e soprattutto i patroni celesti gli avrebbero additato la via. Se e quando fosse giunta l’ora dei fati. Ma adesso, con i soldati in subbuglio, tutto pareva accelerare, premere. Non era solo il partito pagano, i maestri ellenisti, gli ierofanti di Eleusi e tanto meno gli imberbi scolari ateniesi ad esortarlo. Al di là dell’odiata trasferta in Persia, al di là del desiderio che Giuliano restasse al comando, le legioni sembravano già vedere e pretendere il loro leader molto più in alto. Qualche voce in questa direzione gli era giunta con sempre più insistenza negli ultimi tempi. E ora questo auspicio, questa volontà l’aveva letta, chiara e terribile, sul volto dei legionari arringati poco prima alle porte di Parigi. Agitato da questo turbine di pensieri e sentimenti, e incapace di prendere sonno, il Cesare lasciò precipitosamente il letto. Aprì la finestra e si prostrò davanti al cielo nero e stellato che gli si era spalancato davanti.

“Dei dell’universo”, esclamò con fervore, “ispiratemi voi. Qual è il mio dovere? Cosa è più giusto ed etico che io faccia? Non voglio essere un nuovo usurpatore del sacro potere imperiale, uno dei tanti che Costanzo ha schiacciato, e che io stesso ho disprezzato. Zeus, sovrano degli astri e del mondo, e tu, padre Helios, che mi avete chiamato alla santa missione di salvare il vostro culto insieme alla gloria di Roma, io vi imploro: ditemi se la mia ora è arrivata. Anzi la vostra. Illuminatemi. Devo continuare a fare il mio dovere di Cesare? O devo invece assecondare il corso degli eventi, riconoscendo in esso il frutto della vostra volontà e provvidenza?”.



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