Il parco delle anime by Ruth Rendell

Il parco delle anime by Ruth Rendell

autore:Ruth Rendell [Rendell, Ruth]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T09:00:09+00:00


16

Il turista americano chiedeva che un certo numero di articoli gli venisse spedito a Cincinnati, per sé e per la moglie: il miglior servizio da tè di Irene Adler, il quadro incorniciato che sembrava un Klimt, la fotografia che lei aveva dato a Holmes, due tovaglie da tavola in pizzo e una composizione di frutti di cera sotto una campana di vetro. Mentre Mary stava cercando di assicurarsi che avesse capito bene, cioè che tutti quegli oggetti erano copie e non pezzi d’antiquariato, ovvero si trattava di quel genere di cose che una donna come Irene poteva aver posseduto nel 1885, Stacey venne ad avvertirla che un uomo chiedeva di lei.

«Vuole accompagnarti a casa» disse Stacey. «Be’, ormai sono le cinque passate.»

«Come si chiama? Non ha detto chi era?»

«Io non gliel’ho neanche chiesto.»

Doveva trattarsi di Leo. Si era preso due giorni di vacanza dal lavoro per sistemarsi nel suo nuovo appartamento e, in un pomeriggio di bel tempo, forse poteva fare il percorso da Edis Street a Charles Lane senza stancarsi troppo. Mary arrossì violentemente e, dal modo in cui l’americano sorrise, pensò che doveva essersene accorto traendone le proprie conclusioni.

«Verrò appena finisco qui.»

Scrisse l’elenco di quegli articoli nel registro delle ordinazioni. L’uomo di Cincinnati le consegnò il suo biglietto da visita. Poi, proprio mentre se ne stava andando e aveva già fatto qualche passo verso la porta del negozio, le domandò dove pensava che sarebbe avvenuto il delitto successivo.

Qualcuno del loro gruppo era favorevole all’idea dello Zoo e tutti stavano facendo scommesse in proposito.

«Secondo me dovrebbe avvenire dietro il teatro, invece mia moglie pensa a dove ci sono quei grandi cancelli vicino al roseto.»

Mary non seppe che cosa rispondere, quindi si limitò a sorridere, o cercò di sorridere. Dorothea se n’era già andata. Mary girò il cartello appeso sulla porta del negozio dalla parte in cui c’era scritto CHIUSO e si augurò che Stacey avesse fatto la stessa cosa per il Museo. Magari, con Leo, quella se-ra poteva uscire a cena, e chissà che lui dopo non avesse voglia di rimanere tutta la notte. Non lo aveva ancora fatto, come non aveva ancora fatto l’amore con lei. Ma presto doveva succedere. Questo approccio lento la affa-scinava, eppure in un certo senso avrebbe voluto prolungarlo per intensifi-care l’eccitazione sessuale che già provava e stava aumentando. Ormai si erano sdraiati fianco a fianco nel suo letto di Charlotte Cottage già tre volte e finalmente lui aveva cominciato ad accarezzarla con infinita delicatez-za e gentilezza, con un interesse che sembrava più simile al piacere che non alla pazienza. Lei gli aveva bisbigliato di non smettere, che tutto sarebbe andato bene, che non c’era da avere paura.

«La prossima volta» aveva detto lui.

La prossima volta era questa volta. Non riusciva a dimenticare né di essere la più vecchia dei due né la gratitudine, tutt’altro che poca, che Leo le doveva, ma almeno per il momento era riuscita a mettere da parte tutte queste cose. Si era guardata in uno degli specchi di Irene Adler,



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