Il Popolo Dell'Anello by Larry Niven

autore:Larry Niven [Niven, Larry]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fantascienza
pubblicato: 2011-12-17T23:00:00+00:00

Gli ronzava la testa ed il braccio destro gli doleva un poco, mentre lo stomaco cercava invano di trovare qualcosa da vomitare, e non gli riusciva di rammentare dove si trovasse. Gavving aprì gli occhi e vide l’uccello.

Era a forma di torpedine, grosso circa quanto un uomo, e si teneva sospeso su di lui, le lunghe ali distese ed immote, mentre lo studiava con i due occhi anteriori incassati in orbite profonde. Sull’altro lato della testa vi era una cresta dentellata e la coda era un ventaglio sostenuto da quattro costole che terminavano ciascuna con un artiglio ricurvo.

Gavving si guardò intorno alla ricerca del proprio arpione, ma l’impatto glielo aveva strappato di mano ed ora galleggiava a qualche metro di distanza, roteando con lentezza. Impugnò quindi il coltello ed emerse lentamente dalla vegetazione in cui era quasi sepolto, mormorando: — Mi vorresti per pranzo, eh? Attento a non essere tu il mio. — Avrebbe voluto essere una minaccia.

L’uccello si tenne indietro e fu raggiunto da due compagni: le tre bestie avevano le bocche lunghe e tozze, e chiuse. Non fanno per scherzo, pensò Gavving.

Un quarto uccello attraversò la nube verde a notevole velocità, puntando verso la sua testa; il ragazzo si precipitò al riparo nel momento in cui l’animale affondava gli artigli della coda nel fogliame e si arrestava di colpo. Gavving rimase dove si trovava, per metà infilato sotto la zattera, e gli uccelli lo fissarono con aria beffarda.

Un arpione assicurato ad una fune si conficcò nel fianco di uno di essi.

La bestia stridette ed aprì la bocca, che era priva di denti ed aveva semplicemente i bordi dentellati e taglienti come forbici. L’uccello si mise a roteare su se stesso, come se tentasse di addentarsi il ventre. Dietro la cresta c’era un terzo occhio che guardava all’indietro.

Gli altri uccelli arrivarono ad una decisione unanime e fuggirono.

Con le dita dei piedi aggrappate ai rami, Alfin tirò il cavo fino a portare l’uccello abbastanza vicino per poterlo uccidere con un coltello. Nel frattempo, Gavving aveva recuperato il proprio arpione e se ne servì per bloccare la coda della preda mentre Alfin la uccideva, cosa che lasciò il vecchio con le braccia sporche di sangue rosato, sino al gomito. Un ampio sorriso tese in maniera insolita le rughe del suo volto.

La cena — commentò Alfin, scuotendo il capo come se avesse bevuto troppa birra. — Non riesco a crederci. Ce l’abbiamo fatta. Siamo vivi!

Durante tutti gli anni vissuti nel Ciuffo Quinn, Gavving non ricordava di aver mai visto Alfin sogghignare: come poteva Alfin essere stato sempre scontento nel Ciuffo Quinn ed essere felice ora che era sperduto nel cielo?

— Se a quella velocità avessimo colpito qualcosa di solido — disse — saremmo tutti morti. Speriamo che la nostra fortuna continui.

I cittadini mancanti emersero dalla verzura: Merril, Jayan, Jinny, Grad... Minya. Con un grido di gioia, Gavving la strinse fra le braccia.

Dov’è Clave? — domandò Alfin.

Gli altri si guardarono intorno, ed il Grad, dopo essersi assicurato alla corteccia, si slanciò verso la nube tempestosa, ruotando su se stessa.

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